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05 Agosto 2020 ~ 0 Comments

I costumi/consumi cambiano

(… anche senza le indicazioni del governo…)

Ai primi di aprile il governo ha autorizzato una parte del sistema economico a uscire dal lockdown. L’idea guida è stata la seguente: la salute è un bene primario, dovuto alla popolazione, ma bisogna pensare al portafoglio e impedire che il blocco dei consumi produca effetti negativi a catena sull’economia. Giocoforza, bisogna intraprendere la strada della convivenza con il virus.

In molti si sono chiesti quali fossero le regole da rispettare per convivere con l’epidemia, senza tornare all’incubo della crisi sanitaria (vale il rischio inumano di dover scegliere chi far vivere e chi lasciar morire). Autorità di vario livello si sono impegnate a redigere linee guida, ma, con l’andare del tempo, hanno lasciato fare alla società, alla libera scelta e responsabilità dei cittadini.

E cosa hanno fatto i cittadini? In genere, si sono comportati bene. Hanno tenuto le distanze, hanno ragionato con la logica del virus (il virus siamo noi) e hanno cambiato le abitudini di consumo. Queste scelte, individuali e diffuse, hanno avuto un inevitabile impatto sull’economia. A prescindere dalle decisioni e dagli editti delle autorità di governo. Il mercato ha stabilito quali consuetudini mantenere e quali mutare. Fino alle vacanze.

Capito che per il mondo è difficile andare (non solo per i tanti lockdown ancora attivi, ma anche e soprattutto per il pericolo di trovarsi in crisi sanitaria in un paese ostile), i cittadini italiani hanno deciso di rimanere vicini a casa.

E, vista la curva discendente dell’epidemia, dovuta al senso di responsabilità degli adulti e alla chiusura delle scuole, in molti si sono convinti che vacanza volesse dire accalcarsi sulle spiagge e attorno ai tavoli delle pizzerie, ma solo per un po’. Abbassare sì la mascherina per fare il bagno e prendere un gelato, ma passare spesso il disinfettante sulle mani al posto del sapone.

Solo al Papeete togliere la mascherina è diventato un atto di protesta contro il comune senso del rispetto (per la salute degli altri), come in un campo nudisti di qualche tempo fa.

Il problema vero è che il virus resta in mezzo a noi e prima o dopo le vacanze finiscono. Già oggi i contagi tendono a salire, secondo traiettorie note soltanto al Coronavirus, e cresceranno ancora in rapporto al “rilassamento” dei costumi, strascico inevitabile del rientro dalle ferie e della riapertura delle scuole. In quel momento, i cittadini torneranno a essere “prudenti”.

Salute ed economia sono quindi strettamente correlate. E, invece di sperare in un ritorno alla normalità (che arriverà, forse, solo dopo il vaccino), bisognerebbe dedicare maggiore impegno a comprendere gli effetti delle decisioni di mercato (dei cittadini) sull’andamento dell’economia, che sono più profondi degli effetti prodotti dalle decisioni delle autorità e durano più a lungo.

© Quotidiani Gruppo Editoriale L’Espresso (8 Agosto 2020)

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