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17 Luglio 2020 ~ 0 Comments

Il messaggio in bottiglia di Andrea Camilleri

MDA

(Montalbano e il suo doppio)

Andrea Camilleri è diventato un maestro nell’arte della scrittura e un protagonista del dibattito culturale e politico italiano negli ultimi vent’anni. Il segreto del suo successo è contenuto nel suo ultimo racconto (Riccardino, Sellerio Editore, 2020), uscito postumo, a un anno esatto dalla sua scomparsa.

Non se ne discute molto sui giornali e sulle riviste specializzate, perché il messaggio contenuto nel libro è allo stesso tempo semplice e complesso dal punto di vista intellettuale. Se ne deve tuttavia parlare, senza nulla togliere al piacere della sorpresa, del finale intrigante, che è la parte più gustosa di questo genere di letteratura, perché si tratta di un messaggio importante dal punto di vista politico e culturale. Appunto.

Riccardino è stato scritto nel 2005 e, per la prima volta, assegna a Montalbano il ruolo del perdente. Non era mai avvenuto. Né prima, né dopo il 2005, che il commissario più astuto d’Italia perdesse una battaglia, nel contesto siciliano, italiano, nel quale ha assunto sempre il ruolo del piccolo “Davide”. Ha sempre centrato l’obiettivo di sconfiggere i giganti, le lobby politico-associative, i questori, i ministri, gli alti prelati e, ovviamente, le famiglie dalla mafia.

In questo ultimo libro, invece, perde la partita. Non dal punto di vista investigativo, poiché individua il responsabile del crimine al centro della storia e un finale appropriato per la comprensione del delitto. Perde la partita, perché non riesce ad assicurare alla giustizia i responsabili del crimine di cui si è occupato.

Ecco. Questo è il punto. Nel 2005 Camilleri si è reso conto di avere a disposizione due storie, due personaggi entrambi “veri”. Il Montalbano di Vigata, con i baffi e un profilo ordinario, che affronta con difficoltà le sue relazioni col potere, in quella parte del mondo che Camilleri chiama “reale”. Il Montalbano televisivo, invece, impersonato da Luca Zingaretti, senza baffi e con profilo universale, vince sempre le sue sfide col sistema e vive storie collocate in quella parte del mondo che Camilleri chiama “fantasia”.

Per una volta, nel 2005, ha deciso di dare spazio al primo, anziché al secondo. E tuttavia (e qui sta il colpo da maestro) ha scelto di posticipare la pubblicazione della storia “vera” alla conclusione della sua vita stessa. La propria, quella di Camilleri Andrea, erede di una scuola narrativa e culturale che ha trovato proprio in Sicilia terreno fecondo per crescere, a vantaggio di tutto il paese.

A Luigi Pirandello e Leonardo Sciascia, Camilleri rinvia nella redazione del suo messaggio finale. In bottiglia. Quali storie vale la pena di raccontare agli italiani e al mondo? Le storie del “reale”, che non vanno sempre a finire bene, oppure le storie della “fantasia”? Tutte e due, ovviamente. Ma nella sequenza giusta.

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