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05 Luglio 2020 ~ 0 Comments

MES e Next Generation Fund

La discussione sul MES e sulle modalità attraverso le quali il nostro sistema nazionale può tentare di ottenere risorse a fondo perduto è incamminata su una strada incomprensibile e poco chiara agli italiani.

In apparenza la classe dirigente si divide sul costo dei prestiti e sui vincoli che il creditore (Europa) potrebbe imporre ai governi e alle generazioni future. Ma, più del merito, conta la manfrina dei comitati elettorali che cercano elementi utili alla campagna per le regionali. Ai commentatori restano i soliti e triti contrasti tra le forze di governo.

Questo modo di procedere mette in secondo piano un aspetto che, a mio parere, ha notevole importanza: il cambiamento di strategia dei partner europei, del gruppo dirigente a Bruxelles e in particolare delle Merkel.

Qual è il punto? Che i leader europei pensano di adottare nuove regole per sostenere le economie deboli, evitando, questa volta, gli errori della crisi Greca di qualche anno fa.

In quella occasione, come tutti ricordiamo, l’Europa è intervenuta attraverso la Troika, con tagli di bilancio e interventi finanziari durissimi, a sanzionare la gestione allegra dei contributi comunitari e il mancato rispetto dei parametri Maastricht da parte delle autorità greche. Ha imposto una linea di austerity che ha avuto conseguenze pesanti non solo nella piccola Grecia, ma anche nella grande Germania.

Oggi l’Europa sembra indirizzata su una strada diversa e la Merkel lo ha ribadito recentemente, nel suo intervento sui giornali italiani. Offre assistenza, risorse a fondo perduto, sulla base di programmi sviluppati in modo autonomo dai governi nazionali.

Questo significa che butterà i soldi dall’elicottero senza alcuna condizione? Evidentemente no! Il dibattito in corso in Italia è fuori strada: MES no, perché si tratta di un prestito con condizioni; Recovery Fund (oggi ridenominato Next Generation) sì, perché i soldi arrivano a fondo perduto e senza condizioni.

Conclusione sbagliata! I cittadini lo devono sapere. L’Europa non ha deciso di piegarsi alle spinte sovraniste dell’Italia, per quanto importante essa sia, come socio fondatore. L’Europa vuole piani di investimento coerenti con la propria strategia

Il problema che noi europei (tutti) abbiamo davanti è come affrontare le sfide globali da una posizione di forza, non solo attraverso la difesa dell’Euro, ma soprattutto attraverso un Green New Deal che ci consenta di migliorare le ragioni di scambio con Stati Uniti, Cina e con tutte le altre potenze (Giappone, Russia) che con l’Europa vogliono confrontarsi (niente affatto amichevolmente).

Insomma prepariamoci a controlli molto severi, ex-ante sui contenuti delle nostre politiche pubbliche, ex-post sui risultati raggiunti. MES o non MES, questa è una giusta prospettiva.

© Quotidiani Gruppo Editoriale L’Espresso (5 Luglio 2020)

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