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24 Maggio 2020 ~ 0 Comments

Dopo il lockdown arriverà il crackdown

Dopo il lockdown, inizia la fase del crackdown. In italiano il termine evoca il suono onomatopeico della rottura. In inglese il “giro di vite” che le autorità locali, i sindaci, i prefetti e la polizia locale sono costretti a dare alle libertà civili, per frenare comportamenti sociali “devianti”, che mettono a repentaglio la salute dei cittadini, ma anche la ripresa economica del territorio.

La situazione è sempre più tesa. Tutt’altra aria rispetto ai primi giorni dell’epidemia.

Non c’è il clima di festa e di solidarietà reciproca dei primi giorni di lockdown, gli applausi dalle finestre e i cori del popolo serrato in casa. Chi confidava in un rapido ritorno alla normalità è rimasto deluso. Il silenzio ha invaso le strade, assieme ai dubbi, perché il popolo si è reso conto che il Piano A (quello della rapida riapertura) è impraticabile e tocca seguire un ben più doloroso e incerto Piano B, fatto di vittime (molte più di quelle di Wuhan), crisi aziendali, paura a lungo termine e scarsi consumi. Con conseguenze importanti sull’economia.

La compostezza e l’educazione che abbiamo tenuto finora, di fronte alle misure restrittive, sembra scomparsa. Non solo per la babele di messaggi contrastanti della classe politica, ma anche e soprattutto per il riaccendersi di conflitti veri, in seno al popolo, dovuti alle differenze di trattamento fiscale e assistenziale, ai limiti disuguali della libertà, a un corpo sociale tutt’altro che omogeneo e solidale.

E’ qui che inizia la protesta. Composta, in un primo momento, organizzata da gruppi, più o meno marginali, di pacifici commercianti e operatori dei servizi (primi tra tutti i rider, i precari della scuola e delle attività creative). Poi più chiassosa, tra le regioni e il governo centrale, tra le forze di maggioranza e di opposizione. Poi ancora più insistente, sotto la pressione delle lobby e delle associazioni di categoria, desiderose di addossare al governo la responsabilità della recessione e del blocco di mercato, determinate al “prima noi” nella conquista delle risorse a pioggia in arrivo dall’Europa.

Quando è scoppiata la “liberazione”, il 18 maggio 2020, è apparso chiaro che non è il governo l’ostacolo principale alla ripresa, ma lo sono i cambiamenti di mercato, innescati dall’infezione virale. Da essa sono nati conflitti tra generazioni (ben descritti dalla metafora della società signorile in declino), conflitti nuovi tra Nord-Sud (con l’inquietante ascesa del potere mafioso in molte regioni), contrasti duri tra cittadini che pagano le tasse e free rider approfittatori. Aspettiamoci di peggio.

Con la ripresa del contagio, non avendo un nemico esterno con cui prendersela, i consumatori inizieranno a litigare tra loro, ponendo le premesse per un crackdown pieno di incognite.

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