Home » Prima pagina » Parliamo di organizzazione nella sanità

20 Maggio 2020 ~ 0 Comments

Parliamo di organizzazione nella sanità

Anche nella sanità non tutto tornerà come prima

Abbiamo detto e ridetto che non possiamo tornare alla “normalità”, neppure nel sistema sanitario. Tale sistema ha sofferto molto, nel momento dell’attacco epidemico, perché sbilanciato a favore della medicina tecnologica, da ospedale specializzato, e poco orientato invece alla prevenzione e gestione delle patologie diffuse nel territorio.

Il nostro sistema è stato congegnato, dalla politica regionale, con obiettivi e logiche che non hanno sempre privilegiato la sicurezza dei cittadini, la qualità del servizio pubblico (ad esempio in termini di tempi di attesa) e la partecipazione degli attori più competenti nella gestione della filiera.

Nel momento in cui la pandemia, comincia ad allentare la presa, è indispensabile porre la questione organizzativa della sanità al centro del dibattito culturale e amministrativo.

Ci sono due modi per farlo. Da un lato possiamo continuare a chiedere, come abbiamo fatto finora, che, a gestire le strutture sanitarie e le risorse umane impegnate nella filiera salute, siano “manager” esterni, nominati dalla politica. Questa scelta è nata in un periodo storico nel quale le strutture sanitarie pubbliche erano malridotte, anche per colpa dei medici, e un minimo di contrasto ai possibili “conflitti di interesse” della categoria principe della materia, i medici appunto, ci è sembrata una soluzione convincente.

Manager esterni sono stati chiamati (lasciamo stare come) a definire strategie di modernizzazione della filiera salute, nel territorio, negli ospedali e nelle strutture di assistenza, con una riduzione dei costi e degli sprechi. Per far questo hanno introdotto un minimo di concorrenza tra strutture pubbliche e private.

Questa scelta, tuttavia, ha funzionato a metà, e non solo per le perversioni della politica, nella nostra o in altre regioni, o dei manager nominati. Ha funzionato a metà, perché non è adatta alla corretta amministrazione di un bene collettivo essenziale come la sicurezza sanitaria. Questo tipo di bene dovrebbe essere gestito in base ai principi che sono valsi il premio Nobel a Elinor Ostrom e che non sono quelli del mercato o della politica. Tali principi prevedono, sì, l’ingaggio di manager (sorveglianti) esterni, competenti e privi di conflitti di interesse, ma anche decisioni sottoposte al controllo degli “appropriatori”, vale a dire dei soggetti che fanno funzionare la filiera ogni giorno, con competenza (medici e infermieri in primo luogo).

Se vogliamo, dopo l’emergenza, tornare alla normalità sanitaria pre-coronavirus, dobbiamo ricordare che essa non era e non è priva di difetti importanti. Se vogliamo invece innovare il sistema, dobbiamo chiedere ai leader regionali di introdurre modelli di governance più adatti alle esigenze di un bene collettivo di crescente importanza per tutti.

© Quotidiani Gruppo Editoriale L’Espresso (Domenica 7 Giugno 2020)

Leave a Reply