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01 Maggio 2020 ~ 0 Comments

Stiamo combattendo il virus, non la burocrazia!

L’arrivo della Fase 2 complica il quadro delle regole e dei limiti da rispettare. Nella Fase 1 è stato sufficiente introdurre semplici divieti (stare in casa, mascherina e distanziamento fisico nei supermercati) per distribuire indicazioni utili ai cittadini e ai pochi lavoratori attivi.

Dal 4 maggio, invece, cambia tutto e i provvedimenti anticipati dalla Regione Veneto illuminano la complessità del divenire. Facciamo due esempi. Il primo è tratto dalla vita quotidiana, il secondo dalla vita economico-produttiva.

Se un appassionato della bicicletta da corsa intende allenarsi, sia pure all’interno del proprio comune, incontra subito un paio di problemi di ordine pratico: guanti e mascherina. Questi PDI, che sono in qualche modo accettabili, se usati in ambito urbano, ad esempio per andare al lavoro in bicicletta, diventano un impossibile strumento di tortura, durante l’impegno sportivo. Dubbi e discussioni tra esperti tengono il campo. Logica vorrebbe che l’appassionato ciclista, se tiene le mani sul manubrio della propria bicicletta e mantiene il dovuto distanziamento, anche di 10 metri, da altre persone, corre un rischio piuttosto basso di diffondere o contrarre il virus occasionalmente. Bene farà, in ogni caso a tenere guanti e mascherina a disposizione, nel caso in cui sia costretto a ridurre la distanza da qualcun altro.

Il problema è che in Italia non siamo in guerra con il Coronavirus, ma con la burocrazia. Vale a dire con l’interpretazione che il pubblico ufficiale addetto al traffico può dare delle normative vigenti e dei regolamenti comunali integrativi.

Se un professionista con P.IVA, non aderente a un albo professionale riconosciuto, chiede il finanziamento previsto dallo Stato per le piccole imprese, incontra subito un paio di problemi: modulo della domanda e documenti allegati. Questi adempimenti sono una grana facilmente affrontabile, in tempi normali, con l’aiuto di un commercialista o di un’associazione, ma diventano un impossibile strumento di discriminazione economica e professionale, nella fase dell’emergenza, poiché la gestione della procedura pubblica è affidata alla burocrazia bancaria. Dubbi e discussioni tra esperti tengono il campo. Ha ragione Unicredit, che assicura il prestito al professionista, oppure ha ragione Intesa San Paolo, che nega il prestito al medesimo, perché ritiene di dover assicurare solo gli iscritti a un albo professionale? Hanno ragione Conte e Gualtieri a dire che nessuno sarà lasciato solo oppure conta l’atto d’amore dei burocrati del sistema bancario?

In Italia, non tutti sono in guerra con la crisi economica, molti sono in guerra con lo Stato, in via diretta o per procura. E davanti allo Stato, notoriamente, non tutti i cittadini e non tutte le imprese sono uguali. Comanda la burocrazia.

© Quotidiani Gruppo Editoriale L’Espresso (Venerdì 1° Maggio 2020)

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