Home » Prima pagina » Il mondo del fare e l’epidemia

05 Marzo 2020 ~ 0 Comments

Il mondo del fare e l’epidemia

C’è un aspetto culturale, della crisi provocata dal corona virus, che vale la pena di considerare, perché mette in evidenza una carattere tipico della società italiana e, in particolare, di quella del Nord e del Nordest.

In più occasioni si è detto che il Nord e il Nordest sono il territorio del fare. Un territorio rappresentato da politici e imprenditori che privilegiano il momento dell’azione, della decisione, a quello della riflessione. Un territorio che, attraverso la struttura narrativa del fare, ha saputo costruire un indiscusso successo economico e anche un modello di integrazione sociale che ha molti pregi.

In questo territorio, si impara da piccoli che non conta tanto studiare un problema o seguire un percorso di ricerca teorica. Quello che conta è agire, sperimentare in diretta, apprendere attraverso prove ed errori, direttamente sul campo. Attenzione! Questo genere di atteggiamento è sempre più riconosciuto dagli stessi studiosi di innovazione (Nonaka, tanto per fare un nome) come un atteggiamento virtuoso, che premia l’esperienza pratica, in confronto ad altre esperienze accademiche e scientifiche.

Bene. Come reagisce questo genere di sistema sociale ed economico di fronte alla sosta forzata dal virus? Esattamente come da copione, si agita, per darsi da fare, per affrontare con l’ottimismo della volontà la nuova emergenza, sperimentando sul campo, giorno per giorno, quello che c’è da fare. Ma non può che scontrarsi, suo malgrado, con l’esigenza di rispettare i tempi dell’epidemia, i ruoli e le gerarchie istituzionali, Protezione Civile e Istituto Superiore di Sanità in testa, che nella narrativa comune arrivano sempre tardi e con proposte sbagliate.

Il problema è che il mondo del fare non riesce a mobilitarsi in modo “produttivo” in una fase in cui bisogna star fermi, riflettere e prevenire mosse sbagliate, piuttosto che innescare valanghe che non si è in grado di controllare. Non dispone di un modo di pensare adatto al tipo specifico di emergenza che abbiamo davanti e che richiede, per una volta, un paradigma scientifico, spirito di gregge e un sano pessimismo della ragione.

Questa osservazione spiega la tensione che ha attraversato il gruppo dirigente del Nord (e del Nordest in particolare), includendo in esso non solo i politici e i governatori più esposti, ma anche e soprattutto le imprese e le associazioni di rappresentanza degli imprenditori.

Come se ne esce? Con una grande lezione di umiltà, che il mondo del fare può apprendere dal nuovo contesto, dall’interruzione della normalità, dal fermo forzato del consueto traffico del formicaio. Per una volta il mondo del fare ha l’occasione di pensare, riflettere prima di agire, includere nella propria tradizione narrativa un po’ di esperienza scientifica e medica, un po’ di sapere che arriva da un altro mondo.

© Quotidiani Gruppo Editoriale L’Espresso (Giovedì 5 Marzo 2020)

Leave a Reply