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01 Marzo 2020 ~ 0 Comments

Incertezza ontologica e corona virus

Il nuovo virus in circolazione è sconosciuto. E’ un virus che appartiene alla famiglia delle influenze e non è la peste. Tuttavia non sappiamo come evolverà e come sarà possibile combatterlo efficacemente. Gli esperti (medici, virologi e responsabili sanitari) studiano il problema mano a mano che raccolgono dati e informazioni sul nuovo venuto. E decidono terapie e modalità di gestione dell’epidemia, facendo appello alla libreria di esperienze accumulate nel tempo, ma evitando accuratamente la trappola delle analogie semplicistiche.

Per questo auspicano prudenza, da parte dei non addetti ai lavori, siano questi amministratori volenterosi, influencer della carta stampata e della TV o imprenditori con una radicata reputazione. Chiedono loro un passo indietro, di non semplificare e di coinvolgere invece i cittadini nella ricerca, nella comprensione del nuovo fenomeno.

Sentenziare con tracotanza che l’infezione da corona virus è una “semplice influenza” significa stimolare una serie di reazioni sbagliate. In primo luogo significa insinuare il sospetto che l’allarme sia eccessivo per ragioni di incompetenza, che la Cina sia governata da stupidi, che si permettono di mettere in isolamento 60 milioni di cittadini e costruire nuovi ospedali attrezzati in pochi giorni, perché guidata da leader arretrati, che mangiano i topi. Idem per i nostri amministratori locali o nazionali. In secondo luogo si sparge l’idea che disponiamo di attrezzature sanitarie sufficienti a curare le persone affette da complicazioni, come nei periodi di normale influenza. In terzo luogo che i provvedimenti restrittivi debbano essere combattuti con il buon senso dei padri di famiglia, e che le indicazioni dell’élite medica, soprattutto se contraddittorie tra loro, non valgano un fico secco, siano soltanto malasanità.

Come dicono oggi tutti gli esperti di epidemie, gli interventi drastici del governo italiano (lasciamo perdere le differenze tra governi regionali e governo centrale) sono arrivati probabilmente tardi rispetto alla reale diffusione del virus. Siamo stati più sfortunati di altri paesi perché toccati per primi, assieme alla Corea. Tuttavia processi di contaminazione si stanno verificando anche in altri paesi “avanzati”. E nessuno è in grado oggi di prevedere l’evoluzione dell’epidemia. Anche se ciascun paese sta reagendo in modo diverso.

La linea prudente seguita dall’Italia appare quindi giustificata, anche se la crisi sanitaria sta producendo effetti pesanti sull’economia, in particolare di alcune aree rispetto ad altre.

Siamo in uno stato di eccezione. C’è un vuoto di conoscenze. Appellarsi alla “normalità” non ha senso. E’ invece il momento per imparare, tutti, cosa significa ricerca e innovazione, per selezionare storie di azione collettiva finalizzate a battere l’incertezza.

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