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20 Febbraio 2020 ~ 0 Comments

La politica oggi. Le ragioni per cui siamo prigionieri del gioco di due Matteo

Corre voce che i due Matteo stiano preparando un governo di emergenza.

La crisi incalza, i nodi arrivano al pettine. Il governicchio parlamentare Conte 2, fa sempre più fatica a costruire un programma operativo. Matteo Renzi, forte del suo ruolo di ago della maggioranza, d’accordo con Matteo Salvini, forte dei sondaggi che lo danno vincitore, cerca di forzare il sistema verso un nuovo punto di equilibrio. Ha una strategia, nella sua tattica attendista: rimanere al centro della scena, con il 3% di consensi elettorali. Bravo!

E d’altra parte siamo noi elettori, dal referendum 2016 in poi, che gli abbiamo offerto questa possibilità. Rinunciando alla riforma costituzionale e confermando lo schema proporzionale e la formazione di governi di coalizione in Parlamento.

Per la legge del contrappasso, dobbiamo subire oggi il gioco di Renzi, che esplicitamente si appella alle “nostre” regole per giustificare i suoi continui cambiamenti di umore. O ci tocca subire le intemperie di Salvini, che si appella al consenso popolare per coprire le sue quotidiane alzate di ingegno.

Tuttavia non possiamo lamentarci. Le intenzioni e le competenze dei due tribuni erano note già prima delle ultime elezioni. Nessuna visione di lungo termine, nessun programma per il paese, minima competenza sui contenuti. Grande abilità tattica e determinazione personale. Come è naturale per giovani che si dedicano alla carriera politica come “alternativa al lavoro”, come sentiero individuale di ingresso nell’élite della società signorile di massa in cui viviamo. Sono passati dagli show televisivi, per emergere, invece che dai campi di calcio o dal palcoscenico di Sanremo, perché non sanno palleggiare e cantare. Ma hanno seguito l’unico percorso possibile.

E sono perfetti rappresentanti di una generazione post ideologica e post militante, che non si mobilita in nome di un ideale, di una strategia di innovazione del sistema sociale ed economico, per conto di altri, ma cerca soltanto l’affermazione di sé.

Non lamentiamoci noi elettori più anziani (nostalgici di un’altra epoca), perchè abbiamo scelto il telecomando alle riunioni di partito. Ci siamo accoccolati nella condizione di spettatori, senza idee, senza ideologie, senza una strategia per il “nostro” futuro. Abbiamo rinunciato a selezionare, a dare un mandato chiaro alla classe dirigente del paese.

Se come società civile non ci decidiamo a muovere il culo, a staccarci dal divano per cambiare canale, non possiamo lamentarci che qualcuno si inventi un mandato, per quanto immaginario, giorno per giorno, per continuare a campare.

I due Mattei fanno quello che possono e portano a casa il miglior accordo possibile, in quel contesto che noi stessi abbiamo creato, giorno dopo giorno, abbandonando la velleità di cambiare il mondo. Cosa altro dovrebbero fare? Questa è la politica oggi.

© Quotidiani Gruppo Editoriale L’Espresso (Giovedì 20 Febbraio 2020)

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