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12 Febbraio 2020 ~ 0 Comments

Sostenibilità motore dell’innovazione a Nordest

Nonostante le dichiarazioni di Trump, all’annuale World Economic Forum di Davos, contrarie all’ideologia ecologista e favorevoli al mantenimento del business così com’è, il mercato globale si sposta sempre più in direzione di prodotti e processi sostenibili.

I cittadini/consumatori dei paesi occidentali non sono disposti a rinunciare al benessere, come dice Trump, ma tendono a premiare soluzioni compatibili con l’ambiente, meno inquinanti e con un minor impatto sull’atmosfera. Sovranisti sì, ma non così ciechi da continuare a darsi la zappa sui piedi.

Lo percepiscono prima di altri le nostre imprese manifatturiere, che sono chiamate a produrre servizi, e soprattutto tecnologie, che soddisfino le nuove richieste del mercato globale.

Non è un caso che Mario Moretti Polegato, presente a Davos anche quest’anno, abbia pubblicamente dichiarato la propria attenzione alla new wave ambientalista e alla pressante richiesta di innovazioni da parte dei giovani. Geox è un’azienda recente, che ha costruito il proprio successo proprio sviluppando materiali innovativi (la famosa suola che respira) e prestando attenzione alle tendenze moda e alla cultura della sostenibilità.

Sulla stessa linea imprenditori vicentini come Elio Marioni, da anni pioniere della mobilità elettrica, o Massimo Neresini, amministratore delegato di un’azienda (SICIT) che trasforma gli scarti umidi di conceria in integratori per l’agricoltura, sostanze che aiutano le piante ad affrontare il Climate Change. Premiati non a caso dalla borsa italiana.

Anche Gianfranco Zoppas in SIPA ha anticipato i tempi sviluppando una tecnologia che “divora” le bottiglie di plastica usate, le riduce in frammenti, e consente la produzione di bottiglie nuove sterilizzate, a partire da PET riciclato. E a costi nettamente inferiori agli impianti che utilizzano PET fresco di fabbrica.

Sono solo esempi, e ce ne sono molti altri per fortuna, che indicano un cambio di fase, paradossalmente favorevole alla nostra industria, nonostante l’impatto negativo, a breve, del protezionismo trumpiano e l’apparente transitorietà dei movimenti ecologisti.

La new wave ambientalista è destinata a durare e può diventare un motore di innovazione per le nostre industrie, da sempre orientate al risparmio energetico e al recupero di materiali di scarto. Tra le prime quella tessile e della moda (si pensi allo specifico ruolo di distretti come Prato e Biella), quella della carta e del legno, ma anche, più recentemente, quella della plastica bio-degradabile (ultima nata).

Gli italiani, dai tempi di Enimont a oggi, sono in prima fila nello sviluppo di soluzioni interessanti per il mercato globale, sempre più attento alla sostenibilità e al Climate Change. E l’Italia e il Nordest possono essere al primo posto nella cosiddetta economia circolare.

© Quotidiani Gruppo Editoriale L’Espresso (Mercoledì 12 Febbraio 2020)

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