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09 Gennaio 2020 ~ 0 Comments

Piano industriale e meno chiacchiere per l’area metropolitana del Veneto

La presidente di Assindustria Veneto Centro, Maria Cristina Piovesana, insiste sulla necessità di allestire uno spazio metropolitano nel cuore del Veneto, come condizione necessaria per mantenere il Nordest agganciato a future traiettorie di sviluppo globale.

E’ una posizione conseguente alle proposte avanzate finora dagli imprenditori di Padova, Venezia e Treviso e rappresenta una sollecitazione molto chiara per chi si candida alle elezioni regionali della prossima primavera.

Introduce, inoltre, una non piccola novità. Se la politica non ha visione, la classe dirigente dell’economia sembra disposta a procedere per conto proprio, come ai tempi di Rossi e Marzotto. Vuole progettare investimenti in linea con il futuro desiderato, senza passare dalla politica.

Certo, sarebbe meglio trovare un’intesa, ma, se la politica insiste a rappresentare la visione miope dei campanili e delle province, la classe dirigente dell’economia può andare avanti da sola.

Ottima idea. Che tiene conto del fatto che la società veneta e nordestina è storicamente conservatrice e riluttante ad abbandonare la concretezza dell’orto, per dare vita a progetti ambiziosi. Da qualche decennio è anche diventata una società “signorile”, più o meno di massa e più o meno decadente, che si diverte a guardarsi la punta delle scarpe.

Diversi osservatori hanno provato a scuoterla. Ilvo Diamanti e Giorgio Lago, quando ragionavano delle potenzialità della metropoli inconsapevole. Cesare De Michelis e Giorgio Cracco, quando richiamavano l’attenzione di tutti sulla specificità delle Venezie. Altri ancora, come i ricercatori dell’OCSE, hanno provato a sollecitare la nascita di una Venice City Region, come schema alternativo alle province.

Niente da fare. Non interessa! Il popolo del Nordest (artigiani inclusi) è contrario alla modernizzazione metropolitana. Non la capisce neppure. Oggi come un tempo. E premia la politica che vive di rendita.

E’ dunque tempo che la borghesia industriale decida di procedere per conto proprio, esattamente come hanno fatto Gaetano Marzotto, quando ha acquistato le aree necessarie a costruire la Città Sociale a Valdagno, e Alessandro Rossi, quando ha progettato il Villaggio Operaio, la rete delle centrali elettriche e la ferrovia nell’Alto Vicentino.

Mutatis mutandis, Assindustria Veneto Centro può progettare oggi le infrastrutture e gli asset essenziali per una crescita metropolitana. Nello stile degli imprenditori veneti però, non deve limitarsi agli annunci. Deve comporre un piano industriale, fondare una società per azioni e raccogliere i capitali necessari.

Il resto sono chiacchiere. E non è detto che un piano industriale ben congegnato non trovi alleati, azionisti e finanziatori, anche nel popolo nordestino recalcitrante e addormentato dalla politica.

© Quotidiani Gruppo Editoriale L’Espresso (Giovedì 9 Gennaio 2020)

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