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26 Novembre 2019 ~ 0 Comments

Interrompere i circoli viziosi

La discussione sul MOSE, sui buchi nell’acqua di Alitalia e ILVA, sulla farragine della manovra, sui seggiolini anti-abbandono, si sono scritti fiumi di inchiostro e spese ore e ore di talk show televisivi.

Alla fine però, per superare lo scoramento e la voglia di impugnare il forcone, dobbiamo arrivare a un punto di svolta, ipotizzare una via d’uscita dalla gabbia burocratica che ci asfissia e che Sabino Cassese ha descritto in modo impeccabile in un suo recente articolo sul Corriere (20 novembre 2019).

Il tema centrale è quello di interrompere i circuiti viziosi.

Comportamenti strutturalmente devianti del ceto politico, come ad esempio quelli della ministra Trenta, non devono essere combattuti con nuove e più rigide leggi, e neppure con nuovi strumenti di auto-valutazione dei partiti. Inaffidabili e incompetenti, così come la classe dirigente (?) che selezionano (?). Tutto inutile, incluso il cambiamento della legge elettorale. Resta un solo strumento ai cittadini: non votare candidati che non si conoscono; evitare di mettere una croce sul nome del primo volto noto e simpatico che appare sui social o sullo schermo della TV; stare vicini come le sardine.

Cassese suggerisce un secondo comportamento virtuoso: rinunciare a deliberare, in Parlamento, su questioni amministrative. Individuare “responsabilità” dell’apparato dello Stato e dei dirigenti della PPAA, dare ai medesimi possibilità di azione “discrezionale”, sulle procedure e sulle norme, accentuando i controlli e le eventuali “sanzioni” sui risultati e sul merito delle azioni compiute. Cercare di stabilire a priori, in Parlamento, o in una qualche commissione amministrativa, la procedura infallibile che impedisce la discrezionalità e dunque la decisione (responsabile) di qualcuno, è pura follia. Ideologia taylorista che deve essere condannata come crimine contro l’umanità.

Chi può prendere l’iniziativa?

Nei primi anni ’80, a interrompere il circolo vizioso dell’inflazione è stata la CISL di Carniti. Un sindacato di fabbrica che ha deciso, in proprio e potendolo fare, di fermare la rincorsa al diritto acquisito (alla rivalutazione automatica del salario), liberando il paese da una spirale inflazionistica pericolosa, alimentata dai dubbi e dalle insufficienze della politica, dai BOT people, dagli operatori autonomi con potere di prezzo.

Chi può oggi assumere un ruolo analogo a quello del sindacato “responsabile” degli anni ’80?

Un qualche raggruppamento politico? Quello che ha nominato Cantone? E’ da escludere. Un sindacato autorevole di dipendenti e dirigenti pubblici? Difficile, stante le condizioni della categoria descritte da Sabino Cassese. Le sardine? Chi altro?

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