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11 Novembre 2019 ~ 0 Comments

Seggiolini anti-abbandono. Una metafora del paese in declino

La vicenda dei seggiolini “anti-abbandono” rappresenta qualcosa di surreale. E’ la summa teologica dell’insensatezza dei metodi governativi, della protervia della burocrazia nazionale e del rimbambimento del popolo.

E’ un provvedimento che colpisce tutte le famiglie con bambini piccoli, solo perché alcuni sprovveduti (su parecchi milioni di genitori) hanno avuto la disgrazia di dimenticarsi in auto un bambino. Ma è mai possibile pensare che esista un rischio concreto che la disgrazia si ripeta a livello di massa? E’ mai possibile impegnare burocrazia, Parlamento e industria a costruire un sistema che riduca la distrazione?

La cieca fiducia nella tecnologia salvifica si perderà nei meandri della burocrazia. A oggi, data di attivazione dell’obbligo, nessuno è in grado di rispondere a semplici interrogativi: quali sono gli elementi chiave del nuovo dispositivo? è possibile aggiungere intelligenza ai seggiolini esistenti oppure è necessario dotarsi di seggiolini di nuova generazione? chi si assume la responsabilità di eventuali malfunzionamenti e non conformità?

I radiogiornali diffondono notizie rassicuranti. Anche se il Ministero dell’Interno, autore della direttiva, dovesse elevare contravvenzione, dato che manca non so quale “bollinatura”, gli inadempienti saranno risparmiati, potranno fare ricorso e rifiutarsi di pagare tale contravvenzione, previa intasamento dei tribunali del cittadino.

Ancora più critica sarà, più avanti, la questione del contenzioso penale. Dato che la nuova tecnologia è concepita per evitare distrazioni, e toglie quindi responsabilità al genitore distratto, di chi sarà la colpa dei futuri abbandoni? dei produttori della tecnologia, degli installatori, dei valutatori di conformità, del burocrate inventore dell’iter, delle procedure di controllo e valutazione?

Insomma: aspettiamoci solo un ulteriore aumento della montagna di carte, ricorsi, moduli, sentenze contraddittorie, discarico di contumelie tra i vari soggetti coinvolti; e un’ ulteriore spinta a non prendere le cose sul serio e a riderci addosso.

Possiamo andare avanti così? Sì. Possiamo provare a eliminare per legge la povertà, l’evasione fiscale o la distrazione di massa? Certo che sì. Ma l’unico risultato che potremo ottenere sarà un ulteriore tracollo dei livelli di produttività (come ricorda Ricolfi), l’impossibilità di fare impresa privata e perfino di fare impresa pubblica (come l’incresciosa situazione dell’ILVA e dell’Alitalia stanno a dimostrare).

Sarà sempre più difficile “fare famiglia”, con il groviglio di obblighi e adempimenti che cresce ogni giorno. Se il modello è la DDR o la vecchia URSS, possiamo star certi che il sistema, prima o dopo, ci cadrà addosso da solo. Nell’anniversario della caduta del muro, potremmo almeno riflettere.

© Quotidiani Gruppo Editoriale L’Espresso (Lunedì 11 Novembre 2019)

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