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22 Marzo 2019 ~ 0 Comments

I mercati restano in stand-by

Per molti mesi l’incertezza sulle scelte del governo e la minaccia di una crescita del deficit hanno pesato sui tassi di interesse (spread). Poi, chiusa la finanziaria in una prospettiva tutto sommato moderata, i mercati si sono placati e il costo del debito è diminuito (sia pur di poco).

L’applicazione della mini-flat-tax, di quota 100 e reddito di cittadinanza, si stanno dimostrando, all’atto pratico, compatibili con un deficit contenuto. Vedremo cosa accadrà nei prossimi mesi, ma la sensazione dei mercati è che, dietro i roboanti proclami dei vice-premier, si nascondano dati di fatto poco impattanti.

Salvini recupera consensi, stabilizzando il quadro di governo e ipotecando una possibile nuova maggioranza nel paese. Di Maio, neutralizzato, non ha interesse ad andare a nuove elezioni e, in pratica, si accoda, con qualche resistenza mediatica, alle proposte del fronte leghista. Tria, sia pure screditato dalle satire di Crozza, resiste nel fortino del MEF e Conte può esibire un ruolo di grande mediatore, rassicurando i mercati.

Se il governo del cambiamento continua così in Italia, se la Brexit diventa un emblema degli errori da evitare e le istituzioni europee riescono a rintuzzare le fiammate sovraniste in Est Europa, i mercati possono rimanere in stand-by.

Non è il momento di agire. I presagi di sventura, sventolati dai giornalisti economici e dai principali esperti, possono essere trascurati, in attesa di indicazioni chiare dalle urne e di qualche segnale veramente negativo (o positivo) sul fronte del rifinanziamento del debito o delle future manovre di bilancio.

Intanto la fiducia scende, assieme al PIL, e i problemi del paese restano irrisolti, ma non è una novità. Il giudizio resta sospeso, perché (ancora) non si vede il muro contro il quale la nostra economia possa schiantarsi. I segnali di logoramento sono sempre più evidenti e non sono pochi gli scogli da evitare per tenere alti la ripresa, gli investimenti e la produttività. Tuttavia non ci sono scadenze a breve termine e il popolo è contento.

C’è qualcosa che non torna in questa situazione. Tra presagi negativi e parziale rientro dello spread, il veliero nazionale naviga a vista, alla ricerca di un porto.

I mercati, che si muovono sul breve termine, rincorrendo eventuali correnti speculative, stanno a guardare. L’apparato politico amministrativo non sembra in grado di tracciare una rotta precisa, né dal punto di vista degli investimenti (100 miliardi di spesa già approvata che non si sbloccano neanche con le cannonate), né dal punto di vista della gestione ordinata dei conti correnti.

E’ solo la quiete prima di una nuova tempesta? Oppure c’è qualcosa che ci sfugge, perché il quadro generale sta cambiando (a nostra insaputa) e propone nuove opportunità e combinazioni di fattori?

© Quotidiani Gruppo Editoriale L’Espresso (Venerdì 22 Marzo 2019)

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