Home » Prima pagina » I mercati spaventati dal debito

06 Settembre 2018 ~ 0 Comments

I mercati spaventati dal debito

E’ ormai evidente, dalla discussione internazionale sul caso Italia, che un solo parametro spaventa i mercati: l’andamento del debito pubblico.

Non si scappa. Gli investitori internazionali e ancor più i giovani risparmiatori italiani si chiedono se il paese sia solvibile, nel lungo periodo. A breve può ancora sopravvivere con il tesoretto lasciato dalla Seconda Repubblica, grazie agli accordi europei. Accordi, ricordiamolo bene, sottoscritti in primo luogo da italiani per gli italiani, nel momento in cui hanno scelto di chiudere con il consociativismo della Prima Repubblica, e di cambiare regime. L’Europa non ha chiesto niente!

L’entrata nell’Euro ha avuto lo stesso obiettivo: impedire che la classe dirigente nazionale (la Casta) possa utilizzare lo strumento della svalutazione (e dell’inflazione) per ridurre il debito pregresso, a danno delle giovani generazioni e dei percettori di reddito fisso (pensionati). E’ stato sufficiente? Evidentemente no. Il cambiamento di termometro ha permesso di fermare gli eccessi, misurare meglio la febbre del sistema paese, la sua progressiva incapacità di crescere e di ridurre il debito pregresso, ma non ha stimolato un aumento di efficienza e produttività dei fattori, nell’industria privata così come nel pubblico impiego.

La resa dei conti, vale a dire una significativa riduzione degli oneri che pesano sulle future generazioni, è stata rinviata, per più di vent’anni. Ma è sempre dietro l’angolo.

Oggi parliamo di Terza Repubblica e della possibilità di chiudere con il passato. Ma è davvero possibile? Siamo ancora in tempo?

Queste sono le domande che tutti si pongono, agenzie di rating in testa. Certo, l’Italia non è la Grecia e ha le risorse per reagire. In fondo il paese ha tuttora un consistente avanzo primario, al netto degli interessi, e una buona base industriale. Ma vogliono davvero gli italiani invertire la rotta, dopo anni di fallimenti, oppure ricadranno ancora nella tentazione di rinviare la resa dei conti?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Qui sta il punto. I mercati cercano di valutare la dinamica del debito in rapporto al reddito producibile dalle giovani generazioni nei prossimi anni. Il rapporto debito PIL fra dieci o vent’anni. L’equazione è semplice: più giovani in fuga o sottopagati, meno immigrati, riposizionamento internazionale dell’Italia (da paese leader nella manifattura a paese turistico di quart’ordine) e il conto è fatto.

Davvero c’è qualcuno che pensa che reddito di cittadinanza e flat tax all’italiana, modifichino lo scenario? In molti si permettono di dubitare e lo spread misura esattamente la dimensione del dubbio.

Nemmeno Tria riuscirà a rassicurare i mercati se i contenuti del programma di governo non saranno convincenti. E la possibile crisi dell’Europa, auspicata da Salvini, Di Maio e Orban, sarà solo benzina sul fuoco.

 

© Quotidiani Gruppo Editoriale L’Espresso (Giovedì 6 Settembre 2018)

Leave a Reply