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30 Agosto 2018 ~ 0 Comments

Il mito dello Stato Paternalista: una pia illusione

Il vero peccato capitale del Movimento 5 Stelle e della Lega di Salvini è quello di aver resuscitato un mito dell’epoca moderna: il mito dello Stato paternalista, materno protettore, nella versione italiana, del cittadino indifeso e debole (lontano dal modello tedesco o americano dell’individuo indipendente).

Alla base della narrativa, populista, c’è oggi il seguente assioma: all’insaputa del cittadino medio, i poteri forti che si instaurano fuori dalle istituzioni rappresentative, con la complicità di alte cariche dell’Unione Europea, decidono investimenti e strategie di spesa che avvantaggiano pochi a danno di tanti.

Per questa ragione il movimento populista ha il compito storico di far tornare sotto il controllo dello Stato nazionale (e dunque del popolo sovrano) decisioni che fino ad oggi sono state lasciate ad “altri” (banche e banchieri, grandi imprenditori e burocrati europei loro alleati).

Questa narrativa ha grande presa in Italia per due ragioni: in primo luogo perché la strada intrapresa dall’Unione Europea, fino ad oggi, ha privilegiato davvero la concorrenza, aperta agli operatori privati, come strumento di regolazione dei servizi al cittadino, con risultati non sempre positivi; in secondo luogo perché è vero che le istituzioni pubbliche italiane, pure beneficiarie dei fondi europei, soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno, hanno abdicato al ruolo di promotore dello sviluppo.

Il vizio di questa narrativa è che, attraverso l’attribuzione di tutte le responsabilità del declino italiano alle regole di concorrenza e alle combriccole di “potenti”, la vulgata populista nasconde al cittadino medio un problema fondamentale, con il quale, prima o poi, si deve confrontare: la mancanza di risorse. Una mancanza che non dipende dal sistema europeo, ma dall’inefficienza dei governi della Prima e della Seconda Repubblica, sin troppo tollerati, in passato, dagli stessi italiani.

Invocare il ritorno di uno Stato paternalista, che assicuri totale protezione ai cittadini è pia illusione. Le risorse non ci sono, né nel conto corrente italiano di Francoforte, né in quello di via Nazionale. Possono essere prodotte da una società che torna a investire sull’autonomia e sull’imprenditorialità dei cittadini e dei territori, in una direzione diversa da quella indicata dall’attuale governo. Ma questo non è possibile se si continua a ragionare di cittadini deboli, incompetenti e non autosufficienti.

Come è possibile che Lega Veneta e Lombarda, nate proprio per dare più autonomia ai territori e ai cittadini che vogliono decidere in proprio, assecondino una narrativa così vetero-statalista? Più la discussione interna al governo prosegue e più dovrà farsi sentire la voce di coloro che ancora credono nel cambiamento e che hanno risorse per rilanciare il paese.

 

© Quotidiani Gruppo Editoriale L’Espresso (Mercoledì 30 Agosto 2018)

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