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12 Luglio 2018 ~ 0 Comments

Il cigno nero degli economisti ortodossi

Le previsioni per l’economia non sono positive. Guerre commerciali e debolezza strategica dell’Europa alimentano aspettative di un rallentamento dei flussi commerciali e degli investimenti. Con effetti minacciosi sui mercati finanziari.

Di fronte a questa prospettiva, dietro le quinte, ma non troppo, gli economisti ortodossi del governo, e in particolare Paolo Savona, mettono le mani avanti. Dobbiamo prepararci al peggio ed essere pronti a uscire dall’Euro. Un evento imprevisto, un cigno nero, prodotto da leggi naturali più forti dell’uomo e della politica, è oggi possibile.

 

All’assemblea dell’ABI il presidente Patuelli si è battuto duramente contro questa ipotesi, evocando lo spettro argentino. Altri economisti si stanno mobilitando con appelli alla coesione, alla difesa dei risparmi attraverso il rafforzamento del progetto europeo. Come mai tornano di attualità i contrasti emersi in occasione del contratto di governo, proprio adesso? C’è davvero il cigno nero dell’Italxit all’orizzonte, a nostra insaputa?

No. Ci sono invece le decisioni concrete del governo italiano e dei governi europei, le scelte consapevoli degli operatori economici e dei cittadini.

Se l’Italia esce dall’Euro, il 46.2% degli italiani ha già deciso di ritirare i risparmi dal conto corrente (indagine You Trend/Quorum). In Argentina i cittadini, nazionalisti, sovranisti, tenevano i propri risparmi nelle banche americane, anche prima del default. Esattamente come gli italiani che esportavano capitali all’estero, quando c’era la Lira.

Se in Europa prevalgono governi sovranisti, anti-Euro. Se il nostro governo insiste a cercare lo scontro con i partner europei, auspicando l’interruzione del processo costituente dell’Europa Unita, per forza prevalgono decisioni ispirate al “si salvi chi può”. Se si dà credito al popolo per decidere come combattere le malattie o pagare i debiti pregressi, la possibilità di una catastrofe, non è probabile, è certa.

Non ci sono leggi naturali che guidano la storia. Non ci sono leggi che muovono le decisioni umane, all’insaputa dei cittadini e dei governi. C’è invece la responsabilità individuale e collettiva di chi decide il corso della storia.

Il cambiamento desiderato dagli italiani, troppo pedissequamente tradotto in parlamento dai “sindacalisti” eletti alle ultime elezioni, orgogliosamente populisti e irresponsabili di fronte al popolo stesso, non è il cigno nero.

 

 

 

 

 

 

Gli economisti ortodossi del governo si sono messi dalla parte sbagliata. Si appellano a un determinismo storico desueto, invece di darsi da fare tutti i giorni per evitare il ritorno della Lira. Fa eccezione Tria, che tiene viva la discussione e il confronto all’interno del governo e del paese. Ma basterà a indurre una vera e tempestiva inversione di tendenza?

 

© Quotidiani Gruppo Editoriale L’Espresso (Giovedì 12 luglio 2018)

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