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06 Luglio 2018 ~ 0 Comments

Governo?

La coppia di governo, dopo una luna di miele durata qualche settimana, inizia ad affrontare le prime asperità di un rapporto coniugale, pardon “contrattuale”, che, sulla carta garantisce la soddisfazione di tutti, ma nella sostanza, lascia ad alcuni un posto in poltrona davanti alla TV, mentre ad altri consegna la corvée del bagno e dei panni da lavare.

Salvini fa il pieno di consensi, dedicando il proprio tempo a temi accattivanti, che non ledono interesse alcuno, e scatenano i bassi istinti del popolo tifoso: la cacciata dei migranti, lo sberleffo ai burocrati europei, l’applauso a Trump sul protezionismo. Di Maio scivola ogni giorno su nuove bucce di banana, affrontando, senza competenza, questioni spinose e complesse della società e dell’economia, sbilanciandosi con decreti e interventi che toccano interessi concreti e suscitano reazioni negative a vari livelli.

I sondaggi danno conto ogni giorno dei risultati di questo confronto, attribuendo un netto vantaggio a Salvini e un lento ma inesorabile, declino a Di Maio. Nell’arte della propaganda, il primo batte il secondo 4 a 0, proprio perché sa tenersi fuori dalle decisioni concrete.

In attesa di un messaggio al di sopra delle parti, che non arriva, ci poniamo le seguenti domande: ma nel chiuso del proprio ministero, cosa fa ciascun ministro? quello che è stato concordato nel contratto o gli affari suoi, senza discutere, cooperare, dialogare con altri, restando nell’ombra generata dai riflettori concentrati sulla coppia centrale? A queste domande non abbiamo una risposta.

Sappiamo che Mattarella e Tria tengono la barra dritta lungo la rotta tracciata dai trattati. E, complice Conte, che non parla, prendiamo atto che sul palco non si esibisce una coalizione omogenea, che si sottoponga, nel suo insieme, al giudizio degli osservatori e dei cittadini. Ci sono singoli ministri, singole anime, che inseguono processi “mediatici”, ma non si impegnano (ancora) su provvedimenti concreti. Il Parlamento è in vacanza. La maggioranza in attesa delle mediazioni interne alla diarchia, l’opposizione alla ricerca di qualche documento da vagliare.

E’ davvero possibile che questo andazzo duri trent’anni, come dice Salvini? Può darsi, se non intervengono fattori esterni vincolanti, come i conti da pagare o i creditori alle porte.

Ma chi progetta gli investimenti e le riforme strutturali, quelle che dovrebbero rilanciare la crescita o almeno aumentare la produttività del lavoro, senza la quale il reddito di cittadinanza, la flat tax e la riduzione stessa del debito restano concetti astratti? Anche a queste domande non c’è risposta.

Mentre seguiamo in diretta i sondaggi e gli annunci di grande cambiamento, con un occhio ai risultati del campionato del mondo, restiamo in fiduciosa attesa di segnali concreti. Al momento, però, niente di rilevante è ancora pervenuto.

 

© Quotidiani Gruppo Editoriale L’Espresso (Venerdì 6 luglio 2018)

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