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21 Maggio 2018 ~ 0 Comments

La repubblica dei NEET (Not in Education, Employment or Training)

Ma quale Terza Repubblica? La nuova repubblica evocata dai 5 Stelle e dalla Lega di Salvini è solo un equivoco linguistico. Il programma di governo non contiene una sola riga di proposte di riforma. È una mera lista di rivendicazioni.

Nel profilo del governo emergente, sovranismo e sindacalismo si mescolano in una miscela esplosiva, inedita, “popolo-cratica” (come suggeriscono Ilvo Diamanti e Marc Lazar nel loro ultimo libro). La popolo-crazia è il contenuto della Terza Repubblica di Salvini e Di Maio. Non una proposta di riforma costituzionale. La semplice rappresentazione di una società che soffre e si ribella, ma anche che cerca un alibi, la possibilità di scaricare su qualcun altro – l’Europa, l’élite, gli immigrati, i governi precedenti, ecc. – le responsabilità di ciò che non funziona o dei propri insuccessi. Una società rancorosa, dello scaricabarile.

E’ questa la costituency che incrocia Cinque Stelle e Lega. Un’Italia che se ne frega del declino, perché spera di poterlo spostare più avanti, di scaricarlo a qualcun altro.

Paradossalmente sembra funzionare. In un contesto di totale subalternità delle istituzioni e dei poteri italiani a quelli europei, si fanno avanti negoziatori apparentemente affidabili. E’ il ceto politico promosso dalle elezioni, che si è formato nella logica del negoziato, della trasgressione delle regole, a favore degli ultimi della classe. Salvini e Di Maio non sono statisti e non lo vogliono diventare. Vogliono rimanere sindacalisti, portavoce, dei cittadini del Nord e del Sud, che si sentono depredati.

Rappresentano un ceto politico e una società di NEET (l’acronimo inglese che identifica i giovani che non lavorano, non studiano e non cercano occupazione). Giacca e felpa. Maschere populiste mischiate a maschere professorali di convenienza (come quelle di Borghi e Sapelli) o imprenditoriali (come quelle di Brazzale o Colomban) addomesticate, utili al popolo, per il negoziato con le istituzioni e l’establishment.

La vecchia generazione, quella che ha creduto in Berlusconi e Prodi, sembra rimasta afona. La generazione che ha cercato di entrare in Europa dalla porta principale, di essere riconosciuta come anomalia positiva in Europa. La generazione dei distretti e delle innovazioni slow. La generazione che ha sperato di essere più forte dell’eredità culturale dello stato borbonico e del quarantennio democristiano. La generazione che si è divisa su Prodi (meritocrazia universitaria) e Berlusconi (meritocrazia imprenditoriale) oggi è senza parole.

Si arrende davanti alla società dei NEET, desiderosi di tornare nella Serie B dei bocciati, di approfittare delle svalutazioni competitive, dei salari più bassi, dei trucchi contabili e delle sanatorie internazionali.

 

© Quotidiani Gruppo Editoriale L’Espresso (Lunedì 21 maggio 2018)

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