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09 Marzo 2018 ~ 0 Comments

Verso la Terza Repubblica?

Lo sconvolgimento del paesaggio politico dopo il voto del 4 marzo impone una riflessione di ampio respiro, che non può limitarsi alle alchimie sulle alleanze fra partiti. Il successo dei partiti antisistema (Lega di Salvini a Nord e 5 Stelle nel Mezzogiorno) e il declino delle formazioni politiche che si sono affermate nella Seconda Repubblica, hanno aperto la questione della “Terza repubblica”, che non è solo il superamento di un vecchio assetto istituzionale, ma la ricerca di un nuovo patto fra classi sociali, generazioni e regioni per ri-generare l’Italia.

Per impostare questo confronto possiamo trovare un’utile chiave di lettura nell’ultimo libro di Donatella Di Pietrantonio, L’Arminuta (Einaudi editore), premio Campiello 2017. La struttura narrativa del libro gioca sulla contrapposizione tra due mondi, due partiti, che dividono l’Italia e hanno creato la frattura “nazionale” più vera, la divisione sociale profonda, che supera quella linguistica, regionalistica, politica, di classe, religiosa, di fede sportiva. E’ la divisione tra italiani “educati alla vita e ai luoghi comuni della lingua parlata” e italiani che, invece, si lasciano affascinare “dalla scuola, dal sapere codificato, dai luoghi universali della cultura scritta”.

Nel nostro paese, neanche a dirlo, i “primi” sono la maggioranza, mentre i “secondi” sono una minoranza dispersa, con grandi poteri, ma anche grandi difetti.

I “primi” sono quelli del “prima noi”, per ragioni di lingua, tradizione, disperazione. I “secondi” sono quelli del “prima chi se lo merita”, per ragioni di educazione, per ceto o per allenamento a competere.

A Sud, dietro Di Maio e Di Battista, così come a Nord, dietro a Salvini e Zaia, i “primi” si sono oggi schierati, contro il sistema dei “secondi”, in un nuovo ’68, da sei politico a tutti, che rilancia i riti e le consuetudini dei movimenti contestatori (di popolo e di giovani più che di populisti), nelle assemblee, nella dissacrazione dei simboli del potere riverito e costituito: banche, Europa, scienza ufficiale.

Se questa lettura è plausibile e utile, il problema italiano di oggi, com’è stato dopo il ’68, è accettare la sfida dei “primi”, modificando il sistema politico ed economico dominato dai “secondi”.

Sono i meccanismi di selezione della classe dirigente a essere sotto accusa, oggi, in Italia, così come in Europa. Con passione italiana, senza timori nei confronti dei movimenti dissacratori, per una Terza Repubblica davvero vincente, capace di aggredire il debito pubblico e il crollo di produttività vissuto nella Seconda Repubblica conservatrice, dobbiamo fare tutti un passo indietro e due in avanti, superando con maturità le diffidenze reciproche, tornando al merito e non solo agli slogan.

 

L’Italia ha bisogno di un salto di qualità, per risolvere i suoi problemi. Basta rancori e stupide ipotesi di governicchi con regole vecchie. Mattarella proponga un’assemblea costituente, per un’Italia più federalista e meno ingessata.

 

 

© Quotidiani Gruppo Editoriale L’Espresso (Venerdì 9 marzo 2018)

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