Home » Prima pagina » Il motore nell’economia del Nordest

20 Febbraio 2018 ~ 0 Comments

Il motore nell’economia del Nordest

Chiedo scusa ai più giovani, ma, quando si parla di motori, il mio pensiero va necessariamente al rombo della Harley Davidson, alle immagini di Easy Rider, alle notti d’estate passate nel buio di qualche tornante a Valstagna, aspettando il fragore assordante e i fari accecanti della Lancia Fulvia HF di Sandro Munari. Per generazioni, il motore a scoppio è stato un simbolo di modernità, velocità e libertà.

L’epopea della motorizzazione, prima ancora di Ferrari e Maranello, è passata, per noi nordestini, dalla famiglia Meneghello, dallo zio Checco e dalla Ditta, che a Malo, forniva servizi di trasporto nell’Alto Vicentino.

Un giorno sentimmo come un rugghio basso e continuo fuori dal portone” (racconta Luigi Meneghello in Libera nos a Malo) “corremmo a vedere e (ferma lungo la mura del Conte) scossa da tremiti, montagnosa, c’era la SPA.”

Le moto di allora avevano un’abitudine che le nostre sulle strade di adesso non hanno più: imbarcavano. Su una superficie rugosa, oltre una certa velocità, la moto dava piccoli segni di avvertimento, come rapidi cenni di diniego col manubrio. (…) D’improvviso il manubrio faceva “no” per l’ultima volta, e cominciava la catastrofe. La moto si metteva a tentennare, poi le venivano le convulsioni, brandiva il muso e accennava a rivoltarsi, tirava calci colla ruota di dietro, si contraddiceva in aria. E quando la moto imbarcava non bisognava cercare di controllarla: bisognava cercare un prato.”

Ecco, l’epopea del Nordest, del “miracolo economico”, del grande balzo verso l’industria, è condensata in queste poche, semplici annotazioni.

Il motore a scoppio, delle moto e delle automobili, che metteva da parte le turbine e i motori elettrici silenziosi delle grandi fabbriche pedemontane, ha rappresentato per quasi un secolo la colonna sonora di un’industria scalpitante che si sparpaglia sul territorio.

Meccanici con le mani sporche di grasso, che i motori sapevano rettificarli a mano, si confrontavano con l’ignoto delle macchine in fabbrica e del briciolino sugli sterrati di casa.

Oggi perfino la Harley Davidson ha smesso di ruggire e sviluppa i suoi 75 cavalli con un avvolgimento alimentato a batteria. Siamo in un altro mondo, non solo nell’automotive controllabile via USB, GPS e altri sistemi automatici satellitari, ma anche nei componenti industriali stampati in 3D, da ingegneri e maker in camice bianco, abili a recuperare sul web i componenti che servono ai propri esperimenti, attirati dall’energia pulita e verde più che dalla nafta e dal kerosene.

I motori di oggi escono dai centri di meccatronica dell’Emilia, dalle aule di Fisica in Moto alla Ducati, dal software di controllo delle batterie, nelle officine globali di Tesla e nei capannoni di Askoll, non sono più sporchi di grasso. Il “motore” dell’economia invece (della Ditta, come ai tempi dei Meneghello) sono ancora i noli, ma più quelli guadagnati su Internet attraverso le App, che dietro il bancone della bottega a pacchetti da mille.

Tendono a scomparire i meccanici di una volta, quelli occupati a trasformare gli oggetti, come zio Checco, a smontarli e rimontarli secondo geometrie nuove. Ma non sono spariti gli esperti di metalli e componenti per la manifattura, i produttori e canalizzatori di energia. La saga continua in termini nuovi.

Trasformare è il loro regno: un’automobile in un trattore, un tornio in un compressore, una motocicletta in una sega…” diceva Luigi Meneghello, di quelli come suo zio, mentre usciva dalla porta dell’officina con la valigia di cartone e un biglietto di sola andata per Reading.

Marioni, specialista di motorini elettrici di piccola dimensione, per pompette da acquari, le pompe per lavatrici e mille altre applicazioni, non ha smesso di inventare e trasformare le conoscenze sviluppate attorno ai motori elettrici, arrivando a concepire mezzi a pedalata assistita, emblematici di un nuovo modo di pensare la mobilità, le strade, la sicurezza, la vita moderna 4.0.

Anche Lino Dainese non si è fermato, con la sua passione per la moto e la protezione del motociclista. Ancora oggi cerca di trasferire al servizio delle persone anziane e con disabilità, i segreti e i vantaggi del “carapace” pensato per difendere la schiena di Valentino Rossi e Dovizioso.

L’economia del Nordest si sta spostando, si adatta a nuovi motori di modernità. Resta ancora oggi una grande piattaforma di ricerca e sviluppo per l’industria nel suo complesso e non solo per il settore automotive. Continua a produrre innovazione su commessa e su misura, nella componentistica e nei sistemi di controllo di macchine, automobili e impianti.

Resta un “motore” della manifattura italiana, che arranca su sentieri e sterrati inediti, affrontando, con metafore nuove, l’ignoto, l’incertezza ontologica dei nuovi artefatti globali.

Cambia, mantenendo un carattere proprio, un soul particolare, fatto ancora oggi di tanti zio Checco e nipotini destinati al despatrio.

A digitare la stringa “Nordest motori” in un “motore di ricerca” qualsiasi, tra i più accreditati, si ottengono risposte “elettrizzanti” tra migliaia di risultati. E ancora più interessante è osservare i video selezionati attraverso la medesima query su You Tube o le rappresentazioni in 3D disponibili sul web.

Se Harley Davidson ha ormai deciso di chiudere con la propulsione a petrolio, di rinunciare al “rombo” del motore endotermico, è proprio il segno che niente sarà come prima.

Nuove narrative, nuovi simboli faranno la loro comparsa. Altri termini, oltre le metafore del secolo scorso, guideranno la dinamica dello sviluppo sulla frontiera dell’economia circolare, della sostenibilità, della nuova chimica dei materiali naturali.

E nuovi meccanici trasformatori faranno la loro comparsa, dotati di laurea magari, e mani poco appiccicose, capaci di maneggiare nano-molecole in sicurezza, con la meccanica dell’invisibile in testa, dei quanti, degli atomi, della chimica-fisica, sfruttando la forza spaventosa degli elettroni.

 

© Quotidiani Gruppo Editoriale L’Espresso (Martedì 20 febbraio 2018)

Leave a Reply