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07 Febbraio 2018 ~ 0 Comments

Incertezza e marginalità politica a Nordest

Il sondaggio Demos di oggi solleva questioni importanti a un mese dal voto di marzo.

Innanzitutto sottolinea il grande bisogno di buona politica e di un programma riformista per l’Italia. In secondo luogo evidenzia il rischio che un simile programma non possa essere costruito in Parlamento da forze politiche che arrivano ai seggi, del vecchio Senato e della Camera, senza idee e senza adeguate basi di confronto. In terzo luogo adombra il tema della marginalità politica del Nordest.

“Chi vincerà la prossima tornata elettorale?” A questa domanda gli elettori del Nordest rispondono in modo univoco: non vincerà il partito di Renzi. Dopo il referendum costituzionale, il PD non sembra aver ritrovato il bandolo di una proposta politica “alta”. Si limita (come la coalizione di Centro-Destra a guida Salvini-Berlusconi peraltro) a proporre soluzioni di governo, senza riforme sostanziali, costituzionali.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

In questa situazione, solo il 7% di intervistati si dichiara convinto che Renzi tornerà a governare. Due sono gli scenari alternativi: un cambio di maggioranza a favore del Centro-Destra o del Movimento 5 Stelle oppure una situazione confusa, senza un vero vincitore.

Nella prima ipotesi spera, un po’ ideologicamente, il 45% degli intervistati, nella seconda si ritrova, pragmaticamente, il 36%.

Un territorio storicamente di Centro-Destra, reduce da importanti appuntamenti referendari, confida che i moderati, all’ultimo momento, cambieranno cavallo (inclusi gli imprenditori che avevano appoggiato lo spirito riformista di Renzi all’inizio del suo mandato). Ma è un auspicio, un desiderio, che ha il profumo della resa. Il Nordest non esprime, in questo momento, una linea di uscita dalla crisi istituzionale, né in termini di persone, né in termini di programmi, dato che anche la proposta autonomista di Zaia non sembra in grado rilanciare un programma federalista per l’Italia. Il Nordest, giocoforza, affida il proprio futuro a terzi.

Ecco perché alla domanda “nel caso in cui il Centro-Destra e i 5 Stelle non riescano ad ottenere una maggioranza assoluta o non siano disponibili ad un accordo in Parlamento, cosa suggerite di fare?” proprio gli elettori che auspicano un cambio di maggioranza rispondono: torniamo a votare!

Ma questa è evidentemente una risposta di ripiego, poco convincente e poco programmatica. A votare con quale legge elettorale? A votare, di nuovo, leader politici “lontani”?

In questo contesto non è un caso che gli investitori internazionali inizino a scommettere contro l’Italia. Non vedono all’orizzonte una soluzione politica “alta” e un programma di governo capace di incidere sui “fondamentali”. Vedono invece una base elettorale poco incisiva e poco capace di promuovere partiti e soluzioni politiche all’altezza delle loro aspirazioni e una situazione che continua a essere di emergenza piena. Anche nel ricco Nordest della ripresa e dell’autonomia.

 

Pubblicato su Il Gazzettino del 7 febbraio 2018 (© Il Gazzettino)

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