Home » Prima pagina » Una resa senza condizioni

23 Settembre 2016 ~ 0 Comments

Una resa senza condizioni

L’Italia non cresce, oggi, perché non si fanno investimenti e non si guarda al futuro.

Il ministro Calenda indica la strada dell’Industria digitale (4.0) e riceve il plauso degli operatori economici, soprattutto per gli strumenti che mette in campo: sgravi fiscali a chi investe su tecnologie che aumentano il contenuto di conoscenza e la produttività del lavoro intellettuale. Ma non basta. Bisogna pensare anche a una politica industriale, finalizzata a consolidare migliori condizioni di sviluppo per i comparti chiave del nostro sistema, nei cluster industriali che sono alla base della competitività dell’Italia nel mondo. La frontiera digitale, come quella ecologica, è fondamentale, ma attraversa tutte le industrie e non qualifica l’identità e la specializzazione del nostro paese.

Slow Food nell’industria alimentare ha dato un contributo maggiore di tutta l’automazione e la digitalizzazione possibile. E senza risorse pubbliche.

Nessun intento polemico con il ministro e nessuna tentazione benaltrista. Semplice constatazione della difficoltà del momento e della strada che resta da percorrere.

L’Italia degli anni ’60 cresceva a vista d’occhio, perché gli investimenti pubblici, sulle autostrade, ad esempio, o sulla rete del gas e del petrolio, si intrecciavano sinergicamente con lo sviluppo di settori chiave dell’economia privata: l’auto, l’elettrodomestico, l’impiantistica meccanica.

fanfani-e-andreotti

palazzo-sport-roma-60

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Anche i lavori pubblici collegati a grandi eventi, come le Olimpiadi di Roma del ’60, davano un contributo evidente alla modernizzazione. A posteriori possiamo discutere la qualità di quello sviluppo, ma non gli strumenti di sostegno usati per la crescita. All’epoca, non generavano il grande debito assoluto che è intervenuto poi.

Cosa è cambiato dunque? Perché oggi non riusciamo a ragionare in termini sistemici e il settore pubblico è diventato un peso, un cancro, invece che una leva di modernizzazione?

virginia-raggi-2calatrava-roma-2

 

 

 

 

 

 

 

Proprio la vicenda delle Olimpiadi di Roma 2024 ci offre una risposta. Il sindaco Raggi preferisce non far nulla, non perché non sappia quale effetto potrebbero produrre investimenti di restauro e riorganizzazione della capitale, ma perché ha la “certezza” che finirà tutto in tribunale. E’ una dichiarazione di resa senza condizioni. L’amministrazione pubblica è prigioniera di regole che non consentono alcun rischio, alcun investimento, alcuna innovazione. Soprattutto in settori nei quali, compreso il digitale, i regolamenti pubblici e amministrativi pesano come una spada di Damocle sulle decisioni degli innovatori.

 

Pubblicato su Il Giornale di Vicenza del 23 settembre 2016 (© Il Giornale di Vicenza)

Leave a Reply