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20 Agosto 2016 ~ 0 Comments

Manca un strategia per l’economia italiana. Calenda propone un paio di idee

Si apre il dibattito sulla strategia del governo Renzi per la prossima fase dell’economia italiana. Oggi su Repubblica, il Ministro Carlo Calenda propone la propria visione. Forse è un caso, ma le sue parole rispondono, in parte, alle mie sollecitazioni di oggi sul Giornale di Vicenza. Vedremo nelle prossime settimane se il dibattito prenderà quota e ci sarà un minimo di riflessione seria, approfondita, sui fondamentali dell’Italia e delle sue regioni “allo sbando”. Il tema delle riforme delle istituzioni nazionali si intreccia, inevitabilmente, con quello del federalismo fallito.

Ecco alcuni spunti

 

Ancora cattive notizie dall’economia. Alla vigilia di importanti rinnovi contrattuali la questione dell’efficienza e della produttività delle imprese, pubbliche e private, non è ancora priorità negli indirizzi di governo. Né a livello nazionale, né a livello regionale.

Fino a questo momento Renzi, a livello centrale, e Zaia, a livello regionale, si sono limitati a gestire l’esistente, ad attuare programmi disegnati da altri. Non hanno aggiunto idee innovative sulle questioni strutturali del sistema economico.

Nel caso del governo nazionale l’agenda è ancora quella scritta da Napolitano (e da Monti), subito dopo il quasi-default del 2011: riformare la macchina pubblica, ridurre il ruolo delle istituzioni locali e provinciali, introdurre nuove regole nelle attività protette dalla concorrenza/contendibilità internazionale.

Nel caso del governo regionale l’agenda è sempre quella definita dal movimento leghista vent’anni fa: allontanarsi da Roma, conquistare più autonomia, recuperare risorse pubbliche per province, comuni, ULSS, che possono continuare a operare così come sono.

All’appuntamento di novembre (referendum costituzionale) queste agende non portano, come alcuni pensano, a una collisione fatale tra progetto federalista e progetto centralista. Portano invece a una pericolosa impasse istituzionale, dannosa per il sistema produttivo nel suo complesso.

Renzi non ha strumenti per rilanciare gli investimenti e per cambiare verso a un paese che si indebita sempre di più. Gli 80 Euro, lo stesso Jobs Act si stanno rivelando deboli palliativi. Zaia non ha una proposta innovativa per l’industria e l’amministrazione del Veneto. Può mettere in sicurezza la spesa sanitaria, può apprezzare i suggerimenti di Arsenale #2022, ma, alla fine, si limita a chiudere il rubinetto dell’innovazione, ridurre le spese in formazione, smorzare il confronto su banche, imprese e università.

Carlo Calenda

 

 

Carlo Calenda (Ministro dello Sviluppo Economico)

 

 

 

Bisogna prenderne atto. Capo del governo e governatore sono a corto di risorse e di programmi.

Questo preoccupa gli osservatori internazionali, che parlano già di Italxit: la mancanza di una visione, di un modello italiano o di modelli regionali convincenti, all’altezza del ruolo che l’Italia e regioni chiave, come il Veneto, giocano in Europa; l’apertura di tavoli di discussione e di trattativa sindacale senza un’idea guida per la crescita.

I mercati vogliono sapere come intende la classe dirigente italiana (e veneta in particolare) favorire la modernizzazione del territorio e sostenere un nuovo ciclo di investimenti.

 

Pubblicato su Il Giornale di Vicenza del 20 agosto 2016 (© Il Giornale di Vicenza)

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