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09 Agosto 2016 ~ 0 Comments

Il Veneto e la sua “classe dirigente”

Da qualche tempo si è finalmente aperto anche in Veneto un dibattito serio sulla crisi della classe dirigente regionale. La buona notizia è che anche gli imprenditori cominciano a riflettere sui propri errori, a partire dal disastro delle Banche popolari. La cattiva notizia è che il dibattito è ancora focalizzato sulle responsabilità individuali invece che sulla governance delle istituzioni locali, che devono invece cambiare profondamente per rispondere alle esigenze di un mondo diverso da quello in cui il Veneto è cresciuto e prosperato.

Classe Dirigente

In realtà, anche l’Italia del miracolo economico nasce da una sconfitta, quella della guerra, che costrinse la classe dirigente a cambiare profondamente, ammettendo gli errori delle leggi razziali, della riduzione delle libertà personali, dei trucchi contabili, del protezionismo, che impedivano a un’industria sana e competitiva di emergere. Adesso ci sono voluti sette anni di recessione, lo scandalo del Mose e la rovina delle Banche popolari a scuotere la classe dirigente veneta, per troppi anni convinta che il sistema potesse andare avanti sempre allo stesso modo. La giusta critica alle inefficienze del centralismo nazionale, che aveva funzionato da collante dell’identità regionale, è stata alla fine superata dai fallimenti del nostro stesso modello: banche gestite come feudi personali, l’industria più dinamica mortificata da una politica distratta e inconcludente, grandi progetti infrastrutturali interrotti da incompetenze tecniche e finanziarie, una frammentazione amministrativa che continua ad alimentare sprechi e assurdi conflitti locali.

Il Veneto è stato a lungo la locomotiva dell’economia italiana. La domanda è se possa ancora esserlo nella fase in cui la competizione internazionale richiede lo sviluppo di nuove reti tecnologiche e poli metropolitani di classe mondiale. Il Veneto ha bisogno di istituzioni moderne e leader all’altezza delle sfide complesse che l’attuale fase impone all’economia e alla società. Il superamento della logica dei campanili e la creazione di sistemi territoriali più efficienti, intelligenti e attrattivi sono oggi condizioni per riprendere un percorso sostenibile di crescita. In assenza di iniziative da parte della politica, spetta agli attori economici e sociali diventare protagonisti dell’innovazione istituzionale. La riforma delle Camere di Commercio, la riorganizzazione territoriale delle associazioni di rappresentanza e gli investimenti privati in istruzione, ricerca e cultura saranno importanti banchi di prova per una nuova e più capace classe dirigente veneta.

 

Giancarlo Corò e Paolo Gurisatti

 

Pubblicato su Il Giornale di Vicenza dell’8 agosto 2016 (© Il Giornale di Vicenza)

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