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26 Aprile 2016 ~ 0 Comments

Il futuro arancione

La questione dei conti pensionistici riemerge, con ritmo bi-settimanale da almeno un ventennio, come un buco nero del nostro sistema nazionale. Ogni governo che arriva inaugura il proprio programma promettendo: le pensioni non si toccano, non c’è bisogno di nuovi interventi. E puntualmente smentisce sé stesso.

Il problema è che i vecchi sono la maggioranza nel paese e chi vince le elezioni, se vuole passare indenne la luna di miele con l’elettorato, non può toccare gli interessi della maggioranza, anche se ha torto. Qui sta il punto. Se tutti governi della Seconda Repubblica fossero stati meno compiacenti con i vecchi e con le loro organizzazioni, non saremmo al punto in cui siamo. Più coraggio subito, vent’anni fa, avrebbe risparmiato alla generazione ‘80 il cerino acceso di un debito impagabile.

Oggi a capo del governo c’è un presidente giovane e a capo dell’INPS un presidente “tecnico”, che sforna statistiche sul mondo pensionistico a un ritmo superiore alle dichiarazioni rassicuranti dei ministri “politici”, e può garantire trasparenza, per la prima volta, a tutti i cittadini e soprattutto ai giovani, che non hanno alcuna responsabilità delle riforme incompiute della Seconda Repubblica. C’è quindi la possibilità oggettiva di una svolta.

Busta arancione

 

 

 

 

 

 

Bisogna però evitare di ripetere, inutilmente, tutti i giorni, che la ridotta occupazione dei giovani è colpa della riforma Fornero e che il posticipo del pensionamento di alcuni, detti anche esodati, è un insulto inaccettabile. Il numero dei posti di lavoro non è uno stock dato dal cielo, e il costo dei pre-pensionamenti non è acqua fresca che possa essere trasferita senza danni, ancora una volta, sulle future generazioni.

Bene fa Boeri, con la busta arancione, a ricordare ai giovani che il compenso assicurativo individuale di fine carriera sarà pari a una piccola frazione del reddito percepito durante la vita attiva. E sarà appena sufficiente per una vita miserabile… a 75 anni. Bene fa a spiegare che serve, subito, una previdenza complementare, come il libretto di risparmio delle scuole elementari. Ma i giovani devono sapere che quando avranno 75 anni, potrebbe anche non esserci un flusso finanziario sufficiente a garantire loro il minimo miserabile stimato oggi dall’INPS. Il sistema a ripartizione non garantisce infatti in futuro, quel che ha garantito fino a oggi a tanti pensionati.

Con la busta arancione la discussione entra nelle case e consente a padri e figli di elaborare un patto che tenga unite le famiglie e con esse la nostra declinante società.

 

Pubblicato su Il Giornale di Vicenza del 26 aprile 2016 (© Il Giornale di Vicenza)

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