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07 Marzo 2016 ~ 0 Comments

Post Gambellara

Il futuro del Veneto, come simbolo di un’economia di successo, nata dal basso, dal contributo di migliaia di formichine risparmiatrici e di altrettanti campioni invisibili dell’imprenditoria industriale, si gioca nei prossimi due/tre mesi.

Sabato a Gambellara è partita una grande OPA sull’economia regionale e ancora non sappiamo se sarà favorevole oppure ostile.

La presenza di tanti giornalisti al capezzale della banca di territorio, che più di altre ha tradito la fiducia dei propri azionisti, significa una cosa soltanto: il mondo vuole sapere se il gruppo dirigente di una delle regioni più importanti d’Europa ha la capacità di disegnare un futuro credibile oppure ha esaurito la spinta propositiva. Il mondo sta inequivocabilmente dalla parte delle formichine che contestano oggi, con dignità, il gruppo dirigente fallito. Vuole credere ancora in queste formichine, chiedendo loro di farcela ancora una volta. Perché il Veneto è un pezzo d’Italia. Se il Veneto non ce la fa, non ce la fa neanche l’Italia.

Bandiera Veneta

 

 

 

 

 

 

L’Italia non ha un modello alternativo a quello dei distretti e delle piccole imprese. Non è capace di metterne in piedi uno diverso, attraverso i ministeri romani, attraverso le scuole di business, le banche globali e le chiassose, ma impotenti, associazioni di categoria delle imprese.

Il mondo vuole capire chi prenderà in mano il volante e con quale progetto di investimento. Sa che la Terza Repubblica può venire ancora una volta soltanto dal basso, dai partigiani di un sistema di mercato che è fatto di fatica, manifattura, sangue e sudore.

Ecco perché la scena del capannone Perlini attira gli sguardi dei comunicatori di mezzo mondo. E cosa vedono questi sguardi?

Molti politici locali alla ricerca di un refolo di visibilità. Dalla parte dei cittadini e dei risparmiatori ovviamente, ma senza un’idea che sia una. Nessun imprenditore di peso, a parte Dolcetta, per presentare un piano industriale convincente, per un Veneto metropolitano che sappia restare alla pari tra i grandi poli dinamici dell’Europa e del mondo globalizzato.

Senza un piano convincente la prospettiva di un’OPA ostile diventa tremendamente realistica, con tanti saluti ai sogni di gloria del gigante economico, che non ha saputo diventare politico.

La parte più difficile comincia adesso. Lo dicono tutti. E sarà determinante la squadra che Dolcetta e Iorio sapranno comporre. Una squadra con idee nuove, senza le quali i soldi del mondo, e del territorio, non potranno arrivare.

 

Pubblicato su Il Giornale di Vicenza dell’8 marzo 2016 (© Il Giornale di Vicenza)

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