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12 Febbraio 2016 ~ 0 Comments

Non chiamiamolo sbocco a nord

La costituzione di una macro-regione alpina che sappia disegnare il futuro del territorio pedemontano, in chiave moderna, è una prospettiva sempre più concreta. Se ne discute, sempre più spesso, in sedi diverse, politiche e accademiche. E d’altra parte non abbiamo alternative, in un sistema produttivo anfibio come è il nostro: per metà manifatturiero di avanguardia e per metà legato alla cura delle risorse naturali, dell’acqua, dei prodotti tipici, degli spazi montani.

Non possiamo fare riferimento al modello di Milano o di Parigi, città dense del ‘900, per immaginare il nostro futuro. Dobbiamo giocoforza disegnare mappe federative per un territorio già urbanizzato, ma senza grandi concentrazioni metropolitane, ricco di spazi forestali, orti e vigneti, ricco di strade, ma ancora in attesa di un sistema di comunicazione moderno e integrato, come lo skipass.

All’interno di questo scenario costruire una strada di comunicazione interna, come quella che prende forma oggi tra l’Alto Vicentino e la provincia di Trento, è una formidabile occasione di integrazione innovativa. Come il tunnel tra Valdagno e Schio. Come, si spera, la riorganizzazione dei servizi di trasporto in Valsugana, non solo su gomma. Immaginare infrastrutture che sviluppino sinergie tra il Veneto Centrale (37% dell’occupazione manifatturiera totale del Veneto, con una percentuale di addetti all’industria vicina al 47%), il Trentino, la Bassa Baviera e l’Austria, è una svolta innovativa, che può dare corpo a un progetto serio di integrazione alpina.

Palazzo Balbi

Palazzo Provincia Trento

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Smettiamola dunque di parlare di “sbocco a nord”. Il Veneto non ha bisogno di guadagnare un diritto di passo sul territorio trentino per “esportare” le proprie merci altrove. Ha invece bisogno di consolidare rapporti umani, politici ed economici con un quartiere dell’Europa che è già oggi il secondo motore dello sviluppo continentale, oltre l’Europa delle Capitali, ma non ha un adeguato peso politico, istituzionale, strategico.

E’ un territorio che presenta caratteristiche diverse dalle aree metropolitane classiche. E’ una rete di piccole città, con tanto verde intorno, una fortissima sensibilità ambientale e paesaggistica, una presenza di attività diffuse, distretti specializzati di successo, comunità capaci di convivere secondo schemi federativi. Ed è un territorio ricco, perché produttivo, manifatturiero, poco burocratico, leggero.

Tanta più attenzione dedichiamo alla nostra identità pedemontana, alla nostra natura anfibia, e tanto più speranze di futuro sostenibile abbiamo davanti.

 

Pubblicato su Il Giornale di Vicenza dell’11 febbraio 2016 (© Il Giornale di Vicenza)

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