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16 Dicembre 2015 ~ 0 Comments

Oltre le province, per una regione metropolitana. Un’alleanza territoriale per la crescita del Veneto Centrale

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Oltre le province, per una regione metropolitana. Un’alleanza territoriale per la crescita del Veneto Centrale.

 

1 – Cos’è il Veneto Centrale e quali sono le ragioni di un’alleanza per la crescita.

Il Veneto Centrale è il “quartiere manifatturiero” del Veneto (il Venice Manufacturing District). L’area all’interno della quale si concentra il maggior numero di distretti industriali e di città impresa.

Il Veneto Centrale è un sistema sovra-provinciale, fortemente caratterizzato in termini produttivi. E’ cresciuto grazie ad una forte vocazione manifatturiera (46.4% degli occupati), in contatto con reti globali, spesso senza relazioni privilegiate con i capoluoghi di provincia e finora poco coinvolto nei flussi di spesa per le infrastrutture maggiori, concentrati sull’asse Milano-Venezia. E’ un territorio trascurato dal punto di vista dei collegamenti con l’alta velocità ferroviaria e i centri di scambio intermodale. E’ rimasto al margine delle discussioni sullo sviluppo regionale.

A breve sarà dotato di un’infrastruttura chiave, la Pedemontana, che lo rimetterà in gioco come sistema territoriale omogeneo, quartiere/cantiere in trasformazione di una regione metropolitana europea. Per questo motivo il Coordinamento delle IPA (Intese Programmatiche d’Area) del Veneto Centrale si costituisce in alleanza per la crescita, per dare voce alle istanze provenienti dal territorio, proponendo di modificare i termini della discussione sul futuro assetto della regione: oltre le vecchie province e le città metropolitane, verso una regione metropolitana europea.

Il Veneto Centrale ospita oltre 1,2 milioni di abitanti, 128 mila imprese e 410 mila occupati (rispettivamente il 24%, il 23.4% e il 25% del totale regionale) (tab.1). Rappresenta un quarto della popolazione residente e degli occupati nelle imprese iscritte al Registro delle Camere di Commercio (esclusi dunque i professionisti e le partite IVA non tenute a versare contributi al sistema camerale), il 36.4% degli addetti alla manifattura.

Unito, può contribuire a generare nuovi servizi logistici e istituzionali, trasversali, all’altezza delle eccellenze manifatturiere che rappresenta.

Veneto Centrale

 

2 – Perché il Veneto Centrale è importante per un progetto di Regione Metropolitana

Il Veneto Centrale svolge una funzione chiave nello sviluppo regionale, poiché è stato la culla del sistema manifatturiero passato e si propone di essere l’incubatore del sistema manifatturiero futuro.

Nelle città impresa di Valdagno e Schio è nata la grande industria italiana e un modello di capitalismo “paternalistico” che ha segnato la storia del paese. A Bassano e nel Montello sono nati distretti produttivi di grande qualità (fornitori di Venezia e dell’Arsenale) e un sistema di artigianato artistico collegato ai mercati dell’architettura e dell’arredamento di lusso. Si sono sviluppate imprese a rete dell’abbigliamento che, dalle filande settecentesche alle moderne manifatture industriali, hanno saputo evolvere verso nuove specializzazioni.

Dal secondo dopoguerra, il Veneto Centrale ha generato un’industria meccanica di classe mondiale e un sistema di innovazione tecnica (nei prodotti industriali per la casa, così come nei processi industriali) di indiscusso successo.

Nonostante l’assenza di infrastrutture fisiche e flussi di spesa pubblica adeguati alle esigenze delle imprese, il Veneto Centrale ha saputo investire su istituzioni e beni pubblici locali per la competitività. Ha costruito un sistema di “welfare aziendale su base territoriale” e una “rete politecnica diffusa” che hanno compensato la mancanza di investimenti pubblici analoghi a quelli programmati sui capoluoghi di provincia.

Per questa ragione il Veneto Centrale è paradossalmente meno “provinciale” di altri territori e possiede le risorse per uno sviluppo manifatturiero “endogeno” al passo con i tempi. Innumerevoli sono gli esempi di questa prospettiva: dalla città sociale di Valdagno al progetto Fabrica di Ponzano Veneto. E’ un quartiere “export driven”, proiettato naturalmente, grazie alle caratteristiche dei propri cittadini (tecnici e imprenditori) proiettati in una dimensione internazionale: quella specifica della manifattura 4.0 e dell’innovazione su commessa.

Il Veneto Centrale è un attore fondamentale, se unito, per la formazione di un sistema regionale metropolitano. La prospettiva di una federazione veneta, analoga a quella dei municipi che hanno fondato Londra, non è ancora maturata nella testa dei nostri amministratori e nelle politiche della Regione Veneto. Prova ne sia la difficoltà incontrata dalle aggregazioni provinciali delle Camere di Commercio o l’assenza di programmi regionali dedicati alla formazione politecnica. Ancora si discute di città metropolitane o di SUS (Sistemi Urbani Sostenibili) con un massimo di 150 mila abitanti e non si investe su una dimensione di scala interessante.

Oggi molti studiosi insistono sulla necessità di creare aggregazioni metropolitane per creare territori attrattivi e collegare il Veneto alle reti globali di sviluppo (si veda il rapporto OCSE sulla Venice City Region e il programma Metropolitan Revolution di Brookings Institution).

Costruire un’alleanza trasversale alle “vecchie” province e di maggiori dimensioni rispetto alle “nuove” città o aree metropolitane potrebbe essere il passaggio istituzionale e culturale che permette alla nostra regione di tornare a correre, di essere laboratorio avanzato di rinnovamento nel contesto italiano ed europeo, al pari di quanto sta avvenendo nella Milano post-Expo, nell’area Rotterdam-Den Haag o nel Bacino della Ruhr.

 

3 – Quali sono i punti di forza e i punti di debolezza

Il quartiere/cantiere del Veneto Centrale è caratterizzato da numerosi punti di forza, in parte già evidenziati nei paragrafi precedenti:

  • specializzazione produttiva (forte presenza di industrie e reti localizzate, con buona reputazione e una quota elevata di export su mercati di nicchia e business globali)
  • elevata densità imprenditoriale (efficienti meccanismo di spin-off da industrie mature verso nuovi sistemi di mercato, incubatori di impresa diffusi)
  • ampia disponibilità di manodopera qualificata (processi formativi basati sull’alternanza scuola-lavoro e alto livello di qualità delle scuole superiori e degli istituti tecnici in particolare)

Il Veneto Centrale soffre tuttavia numerosi punti di debolezza, che la prospettiva della regione metropolitana possono ridurre:

  • scarsa integrazione logistica e infrastrutturale (solo parzialmente e tardivamente risolta dalla Pedemontana e da investimenti sulla banda ultra larga)
  • assenza di istituzioni amministrative in linea con le esigenze di distretti e reti produttive globali (le città impresa, dipendenti da logiche provinciali, non sono in grado di offrire soluzioni a “burocrazia zero”, competitive con quelle disponibili in territori contermini – ad esempio la Carinzia)
  • assenza di investimenti focalizzati sulla cultura tecnica (troppo poche sono le risorse disponibili per la creazione di spazi politecnici nelle scuole superiori e sedi universitarie decentrate)
  • dispersione in termini di utility (soprattutto quelle legate allo sviluppo di servizi personalizzati per i distretti e per l’industria).

I punti di debolezza possono essere affrontati in termini innovativi proprio da un’alleanza territoriale di scala ampia, che raggiunga la massa critica necessaria a superare l’eccessiva frammentazione e dispersione degli interventi, oggi favorita dalla segmentazione provinciale.

 

4 – Ragioni di un’Alleanza Territoriale per la Crescita

Le ragioni per cui le istituzioni rappresentative di quest’area si stanno impegnando in un’Alleanza Territoriale per la Crescita emergono chiaramente, non solo da quanto detto finora, ma anche dalla lettura dei dati sull’andamento dell’occupazione per settori di attività.

Il Veneto Centrale continua a crescere, ma soffre l’assenza di un quadro metropolitano più di altri territori della regione. Più di altri territori ha bisogno di un orizzonte federativo. Le città impresa isolate tra loro, non riescono a mettere a sistema servizi fondamentali come la giustizia civile, la formazione tecnica, la sanità e il welfare. In un contesto di risorse calanti, l’esigenza di una riorganizzazione razionale di questi servizi, diventa prioritaria. La prospettiva di un sistema istituzionale e di servizi a “burocrazia zero”, di un rapporto organico e privilegiato con l’ente regionale, per definire obiettivi che la vecchia programmazione non poteva avere in mente, prima del collasso delle province, della riduzione di ruolo e di risorse delle Camere di Commercio, della revisione radicale delle funzioni attribuite alle banche di territorio e alle partecipate.

Lo sviluppo della manifattura digitale, l’integrazione dei distretti, delle imprese medie e delle città impresa in reti globali del valore passa necessariamente attraverso un salto di scala, una federazione di municipi che decidono di investire congiuntamente su alcuni fattori critici per la crescita.

 

5 – I numeri della crescita nel 2015

L’incontro dell’11 Dicembre 2015 costituisce il primo appuntamento di una serie che i promotori intendono organizzare nei prossimi mesi. Dicembre è mese di bilanci. E’ il mese nel quale si verificano i dati che suffragano le percezioni dell’anno e ci si predispone non solo a chiudere i bilanci, ma anche a redigere i piani programmatici per l’anno a venire. Succede questo soprattutto nelle imprese pubbliche, ma anche in molte imprese private “strutturate”.

E’ dunque il momento giusto per guardare i numeri che si riferiscono all’andamento dell’occupazione nei settori produttivi del Veneto Centrale.

In primo luogo è interessante vedere che il saldo occupazionale della regione Veneto tra giugno 2014 e giugno 2015 è positivo (17.725 addetti in totale, pari al +1.1%)(tab.2). La ripresa si fa sentire in tutto i territori, ma è meno intensa nel Veneto Centrale. In questo quartiere manifatturiero la crescita è pari al +0.8% (3.267 addetti in più rispetto a giugno 2014).

In secondo luogo colpisce la flessione delle imprese, in tutta l’area veneta, ma in particolar modo nell’area pedemontana. Il saldo è negativo in generale (–0.4% contro una media regionale di –0.2%, equivalente a 464 aziende in meno rispetto a un anno fa). Nella manifattura invece il saldo è meno sfavorevole (–0.2% contro una media regionale di –0.4%, equivalente a sole 34 aziende in meno).

L’occupazione cresce dunque nelle imprese che riescono a sopravvivere alla crisi e si registra un sia pur lieve aumento delle dimensioni medie.

Questo significa che il Veneto Centrale soffre condizioni sfavorevoli dal punto di vista della crescita, più di altre aree regionali. Si tratta, come già anticipato in precedenza, di un quartiere manifatturiero per eccellenza. Rappresenta il 32.9% delle imprese manifatturiere della regione e il 36.3% degli occupati.

 

Non riceve flussi di risorse e servizi paragonabili a quelli destinati al quartiere dei capoluoghi di provincia e tuttavia riesce a dare un contributo fondamentale alla crescita: due occupati in manifattura su tre sono creati in questa zona.

Tra giugno 2014 e giugno 2015 il saldo totale degli addetti che operano nel settore manifatturiero è stato +1.382. Di questi 926 (67%) appartengono al Veneto Centrale.

Gli addetti alla manifattura sono, in questo territorio, il 46.3% delle forze di lavoro (contro il 27.1% degli altri territori) e le unità locali il 17.5% (contro l’11.2% degli altri territori).

Il Veneto Centrale è ovviamente un territorio ampio e variegato. Al suo interno sono presenti distretti eccellenti e imprese con una consolidata rete di relazioni internazionali, ma anche settori, industrie e imprese tradizionali in crisi.

Oggi non pubblichiamo dati articolati per “industria” e per IPA, poiché l’incrocio delle informazioni disponibili in Unioncamere (a partire dalla classificazione ATECO) con informazioni qualitative disponibili nei singoli comuni e nelle associazioni territoriali di categoria richiede tempo. Dati più dettagliati saranno disponibili in un convegno che stiamo organizzando ai primi di febbraio 2016.

Per il momento possiamo dire che le IPA più dinamiche sono quelle in cui cresce proprio la manifattura (tab.5):

  • Castellana (+2.6% in generale e +2.9% in manifattura)
  • Ovest Vicentino (+2.1% in generale e +2.4% in manifattura)
  • Asolo (+0.6% in generale e +1.7% in manifattura)
  • Brenta (+1.4% in generale e +1.6% in manifattura)

Alto Vicentino, Camposampierese e Terre Alte crescono meno nelle attività manifatturiere, collocandosi al di sotto della media generale. Montello declina nonostante la manifattura (-1,5% in generale e +1,1% in manifattura), mentre Medio Brenta addirittura arretra in generale, proprio a causa del declino manifatturiero.

 

6 – Ruolo della Fondazione Festari

Il prossimo anno ci proponiamo di approfondire l’analisi di queste differenze, al di là dei settori e delle divisioni statistiche ATECO. La Fondazione Festari, grazie alla collaborazione con il Centro Studi Unioncamere Veneto, intende diventare un centro studi permanente, al servizio dell’Alleanza Territoriale per la crescita del Veneto Centrale, in grado di fornire informazioni e proporre interpretazioni sui cambiamenti in corso.

Nel 2015 per la prima volta sono disponibili dati aggiornati sullo stock dell’occupazione per le unità locali collocate nel sistema territoriale coperto dalle IPA del Coordinamento, grazie all’incrocio tra la base dati INFOCAMERE (Registro Imprese delle Camere di Commercio) e quella INPS sui lavoratori dipendenti e autonomi.

In futuro sarà possibile incrociare tali dati anche con quelli relativi al valore aggiunto e agli scambi commerciali con l’estero (esportazioni-importazioni), dati per il momento disponibili solo su base provinciale.

 

7 – Ruolo e obiettivi del Coordinamento IPA

A partire dalla prima analisi dei dati, i presidenti delle IPA del Veneto Centrale sono chiamati a riflettere sul proprio ruolo e sull’ipotesi di trasformare le “vecchie” IPA in un’alleanza territoriale efficiente, ispirata da nuovi principi e da un rinnovato sistema di governance. Alcuni di questi principi sono emersi durante l’incontro informale del 30 luglio a Bassano e sono stati riassunti in un documento che il Coordinamento ha fatto proprio:

  • il riordino delle società di servizi di rilevanza economica e una integrazione delle zone industriali
  • la creazione di una fondazione di territorio (eventualmente articolata in fondazioni di comunità/IPA) che fornisca servizi finanziari, sanità integrativa, pensioni integrative, investimenti sulle scuole…
  • la creazione di una società strumentale per la comunicazione, i servizi di innovazione, le relazioni con gli enti di livello superiore e con gli investitori.

 

Veneto Centrale (Tabelle) (finale) Foglio1

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