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16 Dicembre 2015 ~ 0 Comments

Alleanza Territoriale per la Crescita del Veneto Centrale

Cosa c’è di nuovo nella proposta emergente dai sindaci del Veneto Centrale? Dopo anni di discussioni sul futuro metropolitano della regione (veneta), in larga misura sterili, il dubbio che cerchino di riaprire un fronte ormai chiuso è molto forte. Ma non è così.

Nell’ultimo anno è iniziato lo smantellamento delle province e, con esse, di molte istituzioni di sviluppo locale, che sulla dimensione “provinciale” hanno a lungo fondato il proprio ruolo: Camere di Commercio, scuole superiori, strutture sanitarie, uffici giudiziari. Sono entrate in una fase critica anche molte istituzioni del sistema bancario e associativo. Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca non hanno più senso come strutture finanziarie provinciali. Così come le aggregazioni apparentemente innovative di Pa.Tre.Ve. e Vi.VRo. e perfino la città metropolitana di Venezia non rappresentano più una frontiera certa di innovazione, perché non promettono servizi migliori e più efficienti. Si muovono tutte su una scala insufficiente. E non favoriscono convergenze di interessi e una mobilitazione di risorse collettive all’altezza delle esigenze di imprese e cittadini sempre più globali.

Di questo passo la riorganizzazione del nostro sistema amministrativo rischia di concludersi con una deludente modernizzazione fredda e senza prospettive.

Il fatto che un gruppo di sindaci, che appartengono a territori margine, decidano di assumere un orizzonte trasversale a vecchi e nuovi ordinamenti, per dare senso e prospettiva a un ruolo amministrativo più convincente e di scala ampia (1.2 milioni di abitanti), è nel contesto descritto una novità senza dubbio interessante. Ma ancora più interessante è che essi segnalino che l’obiettivo minimo del Veneto è competere con altre aggregazioni metropolitane europee, e che si muovano non in contrapposizione, ma in sinergia con i vecchi capoluoghi, immaginando un sistema regionale metropolitano, fatto di un quartiere manifatturiero pedemontano, il loro, e di un quartiere centrale di servizi avanzati, quello dei capoluoghi.

L’Alleanza per la Crescita del Veneto Centrale non è dunque una coalizione esclusiva e non cerca corsie preferenziali di accesso alla risorse pubbliche in declino, contro le città più grandi. E’ una coalizione inclusiva e pro-attiva.

Qualcuno potrebbe dire che essa è destinata al fallimento, perché va contro i limiti imposti dalla programmazione regionale 2014-2020. Può anche darsi. Ma essere realisti, rispettosi delle decisioni assunte democraticamente, in mesi e mesi di paziente mediazione, è umano e politicamente corretto. Accettare linee di programmazione desuete, senza tentare di introdurre varianti, utili per il sistema veneto nel suo complesso, sarebbe diabolico.

Il Veneto Centrale è, a occhio nudo, un quartiere manifatturiero di rilevanza globale e ha tanto da guadagnare da un processo di aggregazione metropolitana (analogo a quello introdotto in Olanda nell’area di Rotterdam-Den Haag o in Germania nel sistema territoriale Reno-Ruhr) cessando per sempre di essere solo periferia di piccoli capoluoghi “provinciali”. Per il futuro delle nostre imprese e dei nostri distretti, per lo sviluppo di una rete politecnica regionale davvero efficiente, la costituzione di una regione metropolitana è un obiettivo minimo interessante. Difficile, ma sensato e fatalmente attraente. Mobilitante.

Il quadro proposto dall’Alleanza può dunque servire alla Regione Veneto, come istituzione, per riaprire un dibattito sul programma regionale dei prossimi anni, che gli eventi degli ultimi mesi hanno reso drammaticamente obsoleto.

In pochi mesi è cambiato il mondo. Che senso ha oggi promuovere progetti di Sviluppo Urbano Sostenibile nei capoluoghi e al massimo in una nuova città di 150.000 abitanti, quando più di un milione di cittadini-imprenditori, nell’area del Veneto Centrale, ancora aspetta la realizzazione di interventi di valorizzazione della strada che consente loro, dopo tanti anni, di uscire dall’isolamento?

Davvero la riflessione dei sindaci rappresentanti del quartiere pedemontano, impegnati a immaginare una federazione di municipi nel Veneto Centrale, è un elemento di novità che non può essere trascurato.

 

Luciano Gallo (Federazione Comuni Camposampierese)

Paolo Gurisatti (Fondazione Festari)

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