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03 Settembre 2015 ~ 0 Comments

Il capitalismo cinese entra in società (globale)

Quali conseguenze può avere la prima crisi di maturità del capitalismo cinese? Molti hanno cercato di dare una risposta a questa domanda nei giorni scorsi. Gli effetti del rallentamento sono ovviamente negativi. Il problema è capire quali politiche innovative la Cina e le altre potenze guida sapranno introdurre nei prossimi mesi.

La Cina ha seguito un modello di sviluppo analogo a quello di molti paesi capitalistici, copiando dall’Italia e dalla Germania, per quanto riguarda il sistema di accumulazione del capitale, dagli Stati Uniti per quanto riguarda la gestione della finanza.

Xi e Obama

 

 

 

 

 

 

 

La China Development Bank è una specie di IRI che stimola gli investimenti, attraverso risorse statali, laddove non esiste un sistema di accumulazione privato. E’ l’unico modo per crescere, in un paese povero. In Cina esiste una frattura notevole tra industrie protette dalla mano pubblica e industrie aperte alla concorrenza e al mercato internazionale. Le industrie pesanti (acciaio, telecomunicazioni, trasporti, edilizia) sono sussidiate dal governo. La produzione in serie di nuove città, solo per fare un esempio, proviene da un sistema di incentivi all’edilizia pubblica straordinari, che creano aspettative di aumento nei valori immobiliari, speculazione e successiva formazione di capitali privati. Come nell’Italia degli anni ’60.

Le industrie aperte alla concorrenza internazionale sono invece formate da piccole imprese che copiano il modello della manifattura leggera (tipo Nordest) e crescono nell’indotto delle grandi città e dell’industria finanziata dallo stato. Solo una parte del sistema cinese imita il modello tedesco, quello della Energiewende (svolta energetica), e punta alle fonti rinnovabili come tecnologia di alimentazione del fabbisogno energetico del paese, in chiave innovativa e sostenibile. Ma nessuno può sapere quanto importante è, rispetto alle altre due.

Tutto questo è intrecciato a un colossale cambiamento sociale: lo spostamento di milioni di persone dalla condizione di contadino sottosviluppato delle campagne alla condizione di impiegato urbano. Il modello cinese arranca perché troppo orientato agli investimenti e perché non riesce ad affrancarsi dai difetti dei modelli occidentali cui si ispira. Le difficoltà della China Popular Bank di questi giorni sono emblematici dell’impasse.

La crisi cinese ha conseguenze importanti, perché mette in discussione gli strumenti e le logiche di gestione, del ciclo economico, prevalenti a livello globale.

Sollecita tutte le grandi potenze, Europa inclusa, a rivedere la propria impostazione.

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