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14 Luglio 2015 ~ 0 Comments

Matteo Renzi a metà del guado. Ce la farà a cambiare verso?

L’unico Presidente del Consiglio che nel giro di un anno ha aumentato i consensi a Nordest è stato Mario Monti. Renzi, che pure è partito con un punteggio più alto di tutti gli altri, in dodici mesi ha perso un quarto dei propri sostenitori.

Governare è più difficile che vincere le elezioni, soprattutto in periodi di crisi economica e tagli di spesa. Ne sa qualcosa Tsipras, che ha dovuto fare due o tre salti mortali in una settimana per tentare di conciliare le promesse elettorali con i vincoli ineludibili del bilancio.

Le ragioni per cui Monti è stato capace di convincere, nell’anno peggiore della crisi italiana, è perché ha avuto il coraggio di non fare promesse, di imporre medicine amare, di scegliere un profilo europeo. E ha raggiunto risultati importanti.

Sappiamo poi come è andata a finire. Ha voluto salire nell’arena mediatica, cimentandosi con il circo televisivo e gli specialisti delle campagne elettorali. Ha dilapidato in poco tempo la reputazione personale di economista e quella di molti ministri. Ha distrutto la speranza che possa esistere un governo tecnico, al di sopra delle parti, capace di scortare la nave italiana fuori dalle secche della Seconda Repubblica.

In un certo senso ha aperto la strada allo Tsipras Italiano: Matteo Renzi.

Renzi è entrato sulla scena promettendo riforme più radicali di quelle attuate da Monti e ha alimentato l’illusione che un gruppo coeso di buoni sindaci, vicini alla gente, possa allontanare l’Italia dal baratro, senza ricette pre-confezionate da superuomini delle banche e superburocrati nazionali. Ha iniziato a rottamare una generazione politica e a cambiare guida alla macchina dello Stato.

Renzi Sondaggi

 

 

 

 

 

In un primo tempo ha dato l’idea di farcela, ma dall’inizio dell’anno è apparso più incerto. Durante le regionali ha perso terreno a causa di candidati sbagliati, alzando un’ombra sulla sua capacità di promuovere una classe dirigente adeguata ai problemi che abbiamo di fronte, non solo a Roma, ma soprattutto nel Mezzogiorno.

Il vero tracollo, poi, è venuto dai magri risultati raggiunti. Gli 80 Euro sono evaporati come il placebo. Il Jobs Act ha sanato i problemi lasciati aperti dalla Fornero, ma non ha creato i presupposti di nuova vera occupazione. Boeri è arrivato alla testa dell’INPS e Ciucci è fuori dall’ANAS, ma lo spirito della burocrazia nazionale aleggia ancora su tutto.

I nordestini hanno cominciato a capire che la ripresa arriva più grazie alla svalutazione dell’Euro, che alle riforme del governo. Il deficit di bilancio migliora più per il bonus sugli interessi che per la capacità di imporre costi standard, bloccare la Consulta, gestire in modo efficiente le regioni del Sud. In questo contesto hanno perso parte dello slancio iniziale.

Renzi dovrebbe essere più radicale. Dovrebbe affondare con più decisione il bisturi nella cancrena che avvelena il Paese. Altrimenti rischia di perdere qualcosa di più di un sondaggio nel laborioso Nordest.

 

Pubblicato su Il Gazzettino del 14 luglio 2015 (© Il Gazzettino)

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