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02 Giugno 2015 ~ 0 Comments

Renzi e i cacicchi locali. Il federalismo irresponsabile

Dissipata la polvere delle recenti elezioni, è possibile fare un ragionamento sullo stato della nazione. Chi governa oggi l’Italia? Possiamo essere più ottimisti sul nostro futuro?

Nonostante il tendenziale ritorno a un’amministrazione centralista, non c’è dubbio che le regioni continuino ad avere un ruolo importante nel governo reale del paese. Il quadro che esce dalle urne disegna una nazione apparentemente monocolore, gestita dal PD. A guardare dietro il velo delle bandiere, tuttavia, affiora la solita divisione dell’Italia in tre spezzoni diversi e divergenti.

A Nord resiste una classe dirigente orientata all’esportazione, che punta a consolidare il ruolo della manifattura e di un sistema di servizi all’altezza dell’economia globale. Questa classe dirigente si affida a governatori della Lega, come Zaia e Maroni, cui chiede di trasformare il territorio in un sistema metropolitano efficiente, se necessario in contrasto con i palazzi romani. E’ una classe dirigente che sfida Renzi e gli chiede di cambiare verso al PD, neutralizzando le litanie dello Stato centrale e i riti della Prima e Seconda Repubblica.

Renzi

 

Zaia

 

 

 

 

 

De Luca

 

 

 

 

 

A Sud persiste una classe dirigente di cacicchi locali, orientata alla conservazione del vecchio sistema delle dipendenze da Roma e Bruxelles. Questa classe dirigente, un po’ greca, è paradossalmente più federalista di quella del Nord. E’ maestra nell’arte del trasformismo, non vanta una sola goccia di sangue comunista o post-comunista, e chiede a Renzi di mantenere i trasferimenti alle regioni del Mezzogiorno.

Al Centro, tra Emilia e Toscana, resiste infine la classe dirigente dei miglioristi, ma è ormai senza fiato. Sindaci e rappresentanti del capitalismo “dal volto umano” dei distretti, delle piccole imprese e delle cooperative, hanno dato molto alla strategia dell’Ulivo e partecipano oggi, con uomini e soprattutto donne, all’esperienza di Renzi. Ma non hanno più un progetto per il paese. Tengono il pallino in mano per mancanza di alternative strategiche.

In questa situazione Renzi si avvicina a uno snodo cruciale. Deve uscire da Roma e trovare la strada di un federalismo meno irresponsabile. Ha bisogno di tornare dai sindaci e dai governatori, di amministrare con loro e non contro di loro. Non può limitarsi a trovare una quadra dentro al PD e procedere da solo in Parlamento. Deve aprire un tavolo di confronto vero sul governo del paese.

Altrimenti il rischio è che finisca tutto a schifio, come in Grecia. Con un paese logorato dai veti e dai poteri contrapposti.

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