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08 Maggio 2015 ~ 0 Comments

Mine vaganti sulla ripresa italiana

L’anno è cominciato bene, dal punto di vista delle condizioni macroeconomiche. Lo hanno sottolineato molti osservatori. Il calo dei prezzi dell’energia, il cambio favorevole e un minimo di ripresina europea agevolano il sistema Italia e in particolare il Nordest esportatore.

Tuttavia la situazione resta tesa, dal punto di vista dei conti pubblici e delle riforme strutturali. Se continuiamo di questo passo rischiamo di rotolare indietro sulla curva del ciclo economico e di affrontare, sia pure in un anno favorevole, una nuova pesante manovra.

Un paio di mine si profilano all’orizzonte.

Mina

 

 

 

 

 

 

In primo luogo il ritorno dei diritti acquisiti. In questi giorni si discute la necessità di restituire ai pensionati i sacrifici chiesti dal governo Monti.

Le istituzioni annullano oggi, legittimamente, le decisioni del governo di emergenza del 2011. Frenano inoltre le richieste del presidente dell’INPS di ridurre i vitalizi a carico delle generazioni future. Sono istituzioni indifferenti alla creazione di debito addizionale. Eppure è proprio questo debito che rende difficile l’uscita dalla crisi e la sopravvivenza dei tanti giovani che, per legge, sono chiamati ad accettare il sacrificio di una pensione miserabile, a parità di contributi versati.

23 milioni sono le posizioni pensionistiche. 12 milioni circa sono gestite regolarmente attraverso contratti privati, 3 sono nel pubblico impiego (con qualche problema irrisolto) e 8 milioni sono difficili da definire. L’INPS si prepara ad assistere i giovani, attraverso la busta arancione. Ma si ferma ai regolari, perché non è in grado di rispondere alle richieste avanzate dagli altri.

Intanto il tempo passa, il debito aumenta e il cerino passa di mano.

In secondo luogo c’è la mina vagante della ristrutturazione del lavoro d’ufficio, nel pubblico impiego, nella sanità, nelle camere di commercio, nelle banche, nelle associazioni e nelle tante imprese pubbliche e private che hanno goduto finora di una qualche forma di protezione o diritto acquisito. Quanto pesa l’inefficienza di questo lavoro sul reddito disponibile, in termini di tariffe, bollette e balzelli?

Su questo fronte non stanno arrivando interventi concreti, perché bisogna passare dalle forche caudine di provvedimenti di legge, processi di privatizzazione e liberalizzazione socialmente sgraditi.

E intanto il debito aumenta.

Senza disinnescare queste mine vedo difficile cogliere la finestra di opportunità che la stabilità politica e il contesto internazionale ci stanno offrendo.

 

Pubblicato su Il Giornale di Vicenza dell’8 maggio 2015 (© Il Giornale di Vicenza)

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