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09 Febbraio 2015 ~ 0 Comments

Expo. Occasione per costruire l’identità italiana

L’Expo muove i primi passi, entrando nella fase operativa. E’ una straordinaria occasione per mobilitare la società civile, i semplici cittadini, attorno ai temi critici per il pianeta: come ridurre la fame, come avviare un processo di sviluppo sostenibile, come migliorare la qualità del suolo per un cibo sempre più abbondante e migliore.

Adesso non contano più i cantieri, le tangenti e la corruzione. Di quello continueremo a discutere dopo, quando faremo i conti con il cattivo funzionamento del sistema paese. Oggi conta la capacità di mobilitarci come italiani, attorno ai tanti visitatori che sceglieranno l’Italia per il tour culturale dell’Expo.

Tocca a noi cittadini mettere in scena una nazione ospitale e creativa, capace di animare autorevolmente il dibattito internazionale sull’agricoltura e sul cibo. Non pensiamo che l’Expo sia una questione da delegare a tecnici specializzati, ai dirigenti politici o ai funzionari delle istituzioni. Spetta a noi aprire un grande spazio di discussione.

Expo 2015

 

 

 

 

 

 

L’Italia intera deve essere Expo, per un anno. Tutti, dentro e fuori i saloni di Milano, devono darsi da fare. Il problema non è correre a conquistare uno spazio nel sito ufficiale, ottenere l’autorizzazione all’uso del logo o alla commercializzazione di un gadget. Il problema è costruire un’agenda di eventi, una lista di produzioni, un calendario di proposte appetitose per tutti.

L’Italia è grande. Ottomila comuni. Infinite frazioni. Ogni angolo del paese può mobilitarsi per attirare un frammento di visitatori. Gli imprenditori e le associazioni faranno la loro parte, i membri dell’establishment avranno i riflettori, ma anche noi animatori di sagre, agriturismi, comunità di bio-agricoltori, sparsi nelle aree interne, possiamo dare un contributo essenziale. C’è spazio per tutti. E tutti possono mobilitarsi, per una volta. Senza perdere identità, senza compromessi. Valorizzando le differenze.

Siamo o non siamo il paese che ha inventato Slow Food, che ospita da sempre la FAO, che propone un pensiero per gli ultimi, ogni domenica, dal balcone di Piazza San Pietro?

Alla fine di questo 2015 quello che conta veramente sarà il messaggio associato all’Italia. Sottoscriviamo una moratoria delle grane di bassa cucina, per qualche mese, e avviamo un grande sforzo collettivo, preparandoci a raccontare i nostri valori e il nostro patrimonio civile. Approfittiamo dell’occasione per capire cosa siamo capaci di fare.

Il tema del cibo è alla portata di tutti. L’agricoltura di qualità è una nostra bandiera. Non possiamo fallire.

 

Pubblicato su Il Giornale di Vicenza del 9 Febbraio 2015 (© Il Giornale di Vicenza)

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