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29 Gennaio 2015 ~ 0 Comments

Un presidente garante della semplificazione

Il 2015 si è aperto con uno scenario favorevole alla ripresa.

Il ciclo economico migliora da qualche trimestre. La caduta dei prezzi dell’energia offre una boccata di ossigeno a famiglie e imprese, forse più forte degli 80 euro. I tassi d’interesse non sono mai stati così bassi. Mario Draghi sta mettendo liquidità nel sistema e ha portato il tasso di cambio Euro-Dollaro a livelli che aiutano le esportazioni. Il patto di stabilità può essere finalmente interpretato in modo flessibile, senza incorrere in procedure di infrazione automatiche e altri provvedimenti sanzionatori. Perfino il caso greco non sembra più, nonostante i timori per l’affermazione di Tsipras, un’occasione di scontro tra falchi e colombe in Europa, a tutto vantaggio degli speculatori globali. Gli acquisti di macchinari stanno crescendo.

Cosa possiamo fare di più per rilanciare l’occupazione? Tre sembrano essere i fronti su cui possiamo intervenire.

Il primo è quello della politica industriale. La crisi dei ministeri e degli assessorati regionali, le difficoltà dei corpi intermedi non sono compensate da nuovi progetti di governo dell’industria e dell’innovazione. Le medie imprese resistono nella Meccanica e nelle industrie collegate al Made in Italy o nel turismo, ma nessuno traccia più, come in passato, solchi visibili, all’interno dei quali sia più facile seminare. Il movimento Slow Food o quello dei “makers” hanno fatto la loro parte, ma non è abbastanza. Dobbiamo fare di più, soprattutto a livello regionale.

Il secondo è il fronte delle condizioni favorevoli all’imprenditorialità. In passato i distretti e il mercato del lavoro flessibile stimolavano spin-off di tecnici dalle aziende, start-up di nuove piccole aziende. Oggi mancano gli incubatori. I giovani motivati se ne vanno. Rinunciano alla prospettiva d’impresa, pur in presenza di servizi di sostegno interessanti. Il Jobs Act ha semplificato la strada delle nuove assunzioni, ma non aiuta ancora abbastanza le industrie e le imprese che operano per progetti.

Il terzo fronte è quello delle riforme istituzionali e del sistema amministrativo. Nonostante la legge Del Rio e la chiusura delle province, non è ancora cominciato un serio processo di ristrutturazione della macchina burocratica.

Burocrazia

 

 

 

 

 

 

 

Il governo, le regioni e il parlamento possono neutralizzare queste fonti di incertezza e dare forza alla ripresa. Il parlamento in particolare può scegliere un Presidente della Repubblica che sia garante non solo della reputazione italiana, ma soprattutto della semplificazione.

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