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12 Gennaio 2015 ~ 0 Comments

No TAV a Vicenza

La storia delle opere pubbliche in Italia è sempre la stessa. Parte un manipolo di progettisti che, per mestiere, sviluppa la rete di comunicazione e trasporto. Seguono i dirigenti delle imprese pubbliche, responsabili delle infrastrutture, che procedono imperterriti, senza curarsi delle esigenze del campanile. Nascono allora comitati e rappresentanti politici locali in cerca di notorietà, scattano i TAR, le imboscate alla VAS e mille altri vattelapesca. Tutti interni al sistema pubblico (!) si noti bene. A quel punto entrano in azione i professionisti della speculazione: aziende private, con tanto di lobby politiche al seguito e l’inevitabile dose di mazzette da distribuire; i No TAV di professione, con tanto di petardi e copertura mediatica assicurata.

Questi attori ormai consumati, che si incrociano sui monti della Val Susa, nelle praterie dell’Expo e nelle acque salmastre del Mose, diventano padroni del campo, responsabili delle scelte che riguardano milioni di cittadini.

No Tav

 

Sì TAV

 

 

 

 

 

 

 

Vogliamo calcolare quanto è costato questo circo indecente nella fabbricazione del Passante di Mestre? Quanti incidenti, quanti morti, quanto inquinamento inutile hanno prodotto i decenni trascorsi in attesa di un’opera che oggi nessuno (nessuno !!!) mette più in discussione? E quanti miliardi di Euro ai contribuenti?

Nessuno di questi costi è pagato dagli attori di cui sopra. I costi li pagano gli altri. Chi viaggia per lavoro, per assicurare ai distretti industriali commesse sufficienti a non dimagrire, per allungare le reti di relazione di un territorio che ancora soffre di arretratezza strutturale nei collegamenti con le reti metropolitane mondiali. Chiunque sia costretto nella incomoda posizione dell’ostaggio, del nostro sistema dei trasporti.

Come altrimenti definire la posizione di un camionista bloccato per ore sulla tangenziale di Mestre o nella costruenda terza corsia dell’A4? Come definire il tempo di un funzionario pubblico in viaggio per Roma, costretto a rincorrere taxi, autobus mal combinati, alzare le mani nei metal detector degli aeroporti, invece di lavorare al tavolo di un treno veloce per 2 ore e 50 minuti? Con un minimo impatto sull’atmosfera…

Tutti questi attori restano ai margini dalla scena. Non contano nelle decisioni. Non sono protagonisti del cambiamento e delle scelte tecnologiche che servono al territorio.

C’è da sperare che il cantiere vicentino della nuova linea a scorrimento veloce si ricordi di loro, prima che sia troppo tardi.

 

Pubblicato su Il Giornale di Vicenza del 12 Gennaio 2015 (© Il Giornale di Vicenza)

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