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27 Dicembre 2014 ~ 0 Comments

Revamping nazionalista a conclusione del semestre italiano

Mentre il semestre italiano si avvia alla conclusione, rullano i tamburi di guerra delle opposizioni nazionaliste, anti-europee. E’ un momento molto delicato per l’Unione. In una settimana densa di appuntamenti a Strasburgo, il pensiero torna al messaggio dei padri fondatori: ricordiamoci che il nemico principale dei cittadini e dei popoli europei è la cultura nazionalista e la natura protezionistica degli stati nazionali.

Altiero Spinelli

Adenauer

 

 

 

 

 

 

 

 

E’ una specie di tarlo che rode l’edificio comune da più di un secolo a questa parte e ha fatto danni incalcolabili. Contro di esso i padri fondatori hanno lavorato con successo per molti anni. Da un po’ di tempo però le culture nazionaliste sembrano tornate di moda, rinfocolate dalla debolezza della Commissione, dalla crisi economica e dalle ricette tedesche. L’orologio della storia sembra girare di nuovo nel senso sbagliato.

E l’Unione Europea viene vista da molti come un’entità sempre più lontana, nemica, nelle mani di poteri forti multinazionali e fondi di investimento. Eppure, di fronte alla cifra raggiunta dalla corruzione delle amministrazioni locali, di fronte all’arroganza delle lobby nazionali, sarebbe lecito pensare il contrario. Che i poteri “incapaci” sono tornati alla ribalta, spartendosi le strutture e i fondi europei come le spoglie di un nemico battuto.

Non ha senso che alcuni movimenti emergenti chiedano di tornare alla vecchia Europa delle nazioni. Verso una diaspora, modello Balcani, che consenta di regolare i conti reciproci, attraverso il meccanismo delle svalutazioni competitive, dei processi inflazionistici galoppanti, delle frontiere. Non più della politica.

E’ una prospettiva che va combattuta, nella direzione indicata dai padri. Le autonomie regionali possono tornare ad essere la chiave di un progetto europeo più virtuoso dell’attuale, il grimaldello per sciogliere definitivamente gli stati-nazione, per dare più spazio alle comunità produttive e metropolitane del continente, per realizzare quel grande stato federale che finora è mancato. Ma deve nascere una sorta di “movimento dei sindaci” delle grandi città e dei governatori delle regioni autonome più rappresentative, per arrivare presto a una dimensione più riformista, autonomista e federalista dell’Unione.

C’è un interesse bi-partizan, a quanto sappiamo, nel Veneto, a percorrere questa strada, contro nazionalismi e regionalismi rivolti all’indietro. L’idea federalista può dunque essere rilanciata, a costo di qualche strappo istituzionale e di qualche piccola, ma importante, innovazione politica.

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