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22 Ottobre 2014 ~ 0 Comments

Sul TFR il governo Renzi perde consensi

Renzi è saldamente al comando di un governo che gode di grande consenso popolare. Ciò nonostante comincia a perdere qualche colpo, quando si esprime con provvedimenti concreti. Quelli che entrano nella carne del corpo elettorale.

Fino a quando si è limitato a discutere di riforme istituzionali, per le province, il senato, il sistema elettorale, ha ottenuto il favore dei cittadini e degli imprenditori. Si è creato l’immagine di un decisore veloce, capace di raggiungere l’obiettivo, nonostante le resistenze del sistema politico.

Quando ha però affrontato questioni più operative ha perso smalto e velocità.

E’ ovviamente presto per dare giudizi definitivi. Ma l’abolizione delle province non ha innescato un meccanismo virtuoso di aggregazione degli enti locali. I tagli sulla spesa non hanno dato una scossa alla macchina pubblica. Lo sblocca-Italia non ha prodotto conseguenze immediate. Gli 80 Euro non hanno fatto ripartire i consumi.

Certo, abbiamo riguadagnato la fiducia dell’Europa, dei mercati e di molti osservatori internazionali. Lo spread resta a livelli molto contenuti e cresce una vena di ottimismo sul futuro della nazione. Ma gli investimenti non partono. I capitali e i giovani se ne vanno.

Gli osservatori, i rappresentanti politici e i cittadini cominciano a preoccuparsi. Alcuni imprenditori, storicamente favorevoli a Renzi, prendono le distanze. Gli analisti economici e finanziari commentano in modo sempre meno favorevole i provvedimenti adottati.

Sulla riforma del mercato del lavoro il giudizio è piuttosto severo. Lo dice il sondaggio di oggi. Non tanto sulle questioni di bandiera come l’intervento annunciato sull’articolo 18, quando sulla sostanza del TFR e della tassazione dei risparmi destinati ai fondi pensione.

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Spostare il TFR in busta paga appare uno strumento di erosione fiscale, più che un vantaggio per le famiglie. Aumentare il prelievo sui fondi pensione dall’11,5% al 20% non incoraggia certo il risparmio dei giovani lavoratori. Forse la manovra darà più posti di lavoro e un aiuto alle mamme, ma non sembra orientata ad abbattere il muro che divide le generazioni.

Fatti quattro conti, i cittadini elettori arrivano, come dice Crozza, a pensare che Renzi stia facendo il gioco delle tre tasche. Senza effetti positivi sull’economia.

Le imprese apprezzano gli interventi sull’IRAP. Ma i giovani, quelli entrati dopo il ’96 sul mercato del lavoro, capiscono poco i provvedimenti proposti. Gli incentivi ai contratti a tempo indeterminato non li fanno entusiasmare.

Renzi resta dunque simpatico. E’ sempre l’ultima spiaggia. Ma sull’economia e i problemi reali, come la riunificazione dei segmenti separati del mercato del lavoro, risulta poco convincente.

 

Pubblicato su Il Gazzettino del 21 Ottobre 2014 (© Il Gazzettino)

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