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09 Settembre 2014 ~ 0 Comments

Nuova provincia e nuovo presidente cercasi…

A cosa serve la Provincia? Non è una domanda retorica, in una fase politica tutta dedicata al tema delle riforme strutturali. E’ una domanda che tutti gli attori coinvolti nella discussione sul futuro del nostro territorio devono porsi. Compresi i cittadini.

Non è sufficiente parlare di unità dei sindaci, di gioco di squadra e di massa critica, per contare di più in regione e nel Paese. Se le strutture provinciali restano così come sono adesso non avremo alcun vantaggio.

Non serve a nulla la riforma, se ci aiuta a risparmiare un po’ di soldi sulle elezioni provinciali e sul costo dei consiglieri provinciali, ma non ci fa avere un sistema più efficiente di gestione della spesa pubblica locale.

Va dunque evitato il rischio che il nuovo gruppo dirigente continui a utilizzare il palcoscenico provinciale come piattaforma per battaglie politiche o partitiche, invece di ripensare alla mappa delle responsabilità concrete e degli obiettivi di spesa sul nostro territorio.

L’assenza di raccomandazioni forti dal governo centrale apre alla possibilità che i grandi elettori provinciali si impegnino a ri-disegnare proprio l’assetto delle istituzioni locali, dei capitoli di spesa e delle modalità di controllo dei risultati.

Per rafforzare la competitività delle nostre imprese e dei nostri distretti, per mettere a punto soluzioni durature ai problemi emergenti dell’energia, dell’ambiente o delle reti di comunicazione, che non possono essere risolti adeguatamente a livello regionale o nazionale, o all’interno dei piccoli comuni.

E’ il momento di mostrare che autonomia e federalismo non sono parole vuote e che i nostri amministratori hanno la capacità di definire una propria lista di priorità al servizio dei cittadini e delle imprese.

Uomo senza volto

 

 

 

 

 

 

Le categorie economiche hanno dato indicazioni preziose in questi giorni. Hanno suggerito l’idea, ad esempio, che la nuova provincia debba passare da 120 comuni a una dozzina di unioni territoriali, per avere più risorse e competenze dedicate alla soluzione dei problemi dello sviluppo economico, della comunicazione, della manutenzione delle acque. Hanno detto che il presidente-coordinatore provinciale deve essere un animatore, giovane se possibile, che abbia voglia di fare, un progettista, un agente locale di sviluppo competente, non un “sindacalista” del territorio che fa la voce grossa, ma non ottiene nulla.

A questo serve la nuova provincia. A cambiare la sostanza dei vecchi comuni e delle vecchie competenze che non sono più efficaci. Senza aspettare indicazioni e circolari da Roma.

 

Pubblicato su Il Giornale di Vicenza del 7 Ottobre 2014 (© Il Giornale di Vicenza)

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