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12 Agosto 2014 ~ 0 Comments

Le riforme di Renzi e le nuove responsabilità dei sindaci

Il governo Renzi sta iniziando a modificare l’assetto organizzativo dello Stato. La trasformazione del Senato e l’abolizione delle province introducono principi nuovi, che impegnano gli amministratori locali a un ruolo più attivo nel sistema.

I sindaci delle città, fino al recente passato ultimo anello della catena di comando, che dallo Stato centrale arrivava ai territori, possono, anzi devono, diventare attori indipendenti. Non sono più semplici esecutori di norme centrali, circolari amministrative, ma protagonisti nel disegno strategico degli asset che consentono all’Italia, ai cittadini e alle imprese, di competere con successo grazie a infrastrutture e servizi più efficienti. Che adesso non ci sono. E che si possono realizzare soltanto superando il centralismo borbonico del vecchio Stato, ma anche il localismo municipale.

Siamo sicuri che i nostri amministratori siano consapevoli del nuovo ruolo che sono chiamati a svolgere?

Qui non si tratta più di fare scuole, strade, fognature, applicando decreti e circolari dei vari ministeri. Le assemblee degli amministratori locali sono destinate a diventare luogo di programmazione indipendente, per la crescita, per l’organizzazione degli investimenti necessari alla competitività dei cittadini e delle imprese. Non lo chiede l’Europa. Non lo dice chiaramente la riforma. Ma è un passaggio essenziale per la modernizzazione del paese.

O le nuove province diventeranno occasione di federalismo vero, oppure rischiano di mancare ancora una volta l’obiettivo. Di cambiare tutto perché nulla cambi.

Possiamo immaginare le province come vere e proprie “consulte di territori”, che favoriscano aggregazioni sovra-comunali di scopo? Certo che sì. Dobbiamo immaginarle come luogo di incontro e negoziato tra coalizioni di sindaci con progetti di sviluppo seri.

Quelli dell’Ovest Vicentino, solo per fare un esempio, dovrebbero portare all’assemblea provinciale progetti innovativi per la filiera conciaria e i servizi collegati. Vicenza capoluogo dovrebbe dire su quali servizi investe, più o meno integrati con la rete metropolitana regionale. E l’Alto Vicentino spiegare come pensa di attirare investimenti nelle imprese della nuova manifattura e dell’automazione. La nuova provincia potrebbe fare sintesi e costruire una comunità territoriale coesa ed efficiente, consona all’Europa. Interpretando bene la riforma Renzi.

Per fare questo però serve concretezza, non scaramucce sulla presidenza o su questioni marginali, come la rete dei trasporti. I nostri sindaci sono ancora in tempo. Cambino passo!

Pubblicato su Il Giornale di Vicenza del 12 Agosto 2014 (© Il Giornale di Vicenza)

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