Home » Prima pagina » Un paese così merita la recessione

08 Agosto 2014 ~ 0 Comments

Un paese così merita la recessione

Da settembre 2011 l’economia italiana è in recessione. Dopo il dato Istat di ieri, sono dunque dodici trimestri consecutivi di segno meno nel PIL. Una situazione che non si era mai verificata nella nostra storia recente. E che non ha confronti fra i paesi industrializzati, Argentina esclusa. Perfino Grecia e Spagna fanno meglio di noi.

I dati Istat dividono i commentatori in due fazioni. Da una parte coloro che se la prendono con gli economisti che non sanno fare il loro mestiere e nemmeno buone previsioni. Dall’altra coloro che se la prendono con i politici di turno – e oggi tocca a Renzi – che non sanno dare slancio alla ripresa.

PIL Italia 2014

 

 

 

 

 

 

E’ una recita vecchia, che si ripete dopo ogni bollettino. Che non coglie più nel segno e interessa sempre meno. Gli italiani, più che dai numeri degli istituti statistici, si sono ormai abituati a valutare l’impatto della crisi guardando ai problemi della vita quotidiana. Proprio i piccoli problemi dicono più dei numeri, sul perché l’Italia non riesce più a crescere.

Dove volete che vada un Paese in cui a ogni temporale si ripetono tragedie da terzo mondo? E intanto gli incalliti denigratori dell’operosità umana, che a loro dire è sempre e comunque contro natura, hanno il sopravvento sugli esperti nei commenti dei telegiornali?

Dove volete cha vada un Paese che ogni settimana discute di grandi piani ferroviari e autostradali e, intanto, rimane ultimo in Europa per estensione della banda larga e nel quale per ristabilire un normale collegamento telefonico dopo una bufera, bisogna aspettare una settimana, perché Telecom gioca a rimpiattino con i tecnici del servizio conto-terzi?

Dove volete che vada un Paese che mette in cattedra il responsabile di un disastro marittimo di enormi proporzioni, fuggito dalla nave che affonda prima di molti altri? Un uomo simbolo di un Paese incagliato domina la scena in televisione, nelle università e domani – Dio non voglia! – in qualche aula consigliare.

Se mettiamo uno vicino all’altro questi piccoli episodi, ne ricaviamo un quadro incompatibile con un Paese che vuole uscire dalla grave crisi strutturale in cui è stretto da oltre vent’anni.

Non è certo il caso di rimpiangere il governo Monti, né i ricorrenti giudizi tecnici dei funzionari UE. Ma nemmeno i governi “politici” che si sono succeduti negli ultimi dieci anni hanno dato prova di grande agilità.

Se nulla cambia perché mai dobbiamo attenderci buone notizie per l’economia?

Pubblicato su Il Giornale di Vicenza dell’8 Agosto 2014 (© Il Giornale di Vicenza)

Leave a Reply