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05 Agosto 2014 ~ 0 Comments

Governo e infrastrutture. Niente di nuovo a Nordest (South-East Europe)

Il governo sembra dunque deciso a realizzare la Valdastico Nord. Renzi e Lupi avocano a sé una decisione che divide, da oltre quarant’anni, i veneti e i trentini. Il governo procede sulla base di un’agenda propria. Vale la pena di chiedersi quali siano gli obiettivi che persegue e quale sia il modello di integrazione e di sviluppo che propone.

Valdastico Nord

 

 

 

 

 

 

 

Altri governi hanno messo al primo posto lo sblocco delle grandi opere in passato. Sulla base di un’idea keynesiana: spostare la spesa pubblica dai flussi correnti agli investimenti produttivi. Dare priorità a progetti immediatamente “cantieriabili” per arrivare, in poco tempo, a rimettere in moto un’economia stagnante.

Dietro le buone intenzioni, però, c’è una tragica realtà attuativa. Grandi opere e grandi emergenze hanno prodotto grandi sprechi. Sono costate tre volte di più che in ogni altro paese del mondo e hanno richiesto tempi infiniti. Il governo Renzi vuole dimostrare che questa volta si cambia verso? Gli crediamo.

Fatto sta che le grandi opere bloccate da decenni sono però legate a un modello di sviluppo trapassato. Sono progetti nati attorno a un’idea di Italia e di Nordest non più attuale. Non siamo più la “Cina” d’Europa. Non abbiamo più bisogno di autostrade solo per consentire a chi lavora in conto terzi di esportare in Germania. Le scelte infrastrutturali devono agganciarsi a nuove idee di Europa.

Se il governo si schiera con Vicenza contro Trento, in questo caso, non deve essere in nome di un modello superato dall’economia globale e dalla storia.

Come ho già sostenuto sulle pagine di questo giornale, il problema non è il collegamento veloce tra Vicenza e Trento o tra il centro veneto e l’Europa. Il problema è come costruire un progetto di integrazione tra diversi territori del Nordest (o meglio Sudest Europa) e il cuore pulsante delle economie trainanti. Come ricavare valore aggiunto dai soldi investiti in infrastrutture.

Se vogliamo, è un problema analogo a quello che abbiamo affrontato, in piccolo, in provincia di Vicenza, con il tunnel Valdagno-Schio. In quel caso l’obiettivo non è stato ridurre i tempi di percorrenza fisici, ma creare un’identità nuova, un sistema di relazioni e scambi tra la gente che vive nell’Alto Vicentino, per promuovere l’Alto Vicentino nel mondo.

Personalmente sono favorevole a questi tentativi, purché abbiano un’idea moderna di sviluppo in testa. Un’idea in cui le infrastrutture siano motori di sviluppo e occasioni di crescita per l’intelligenza collettiva e la produttività.

Di questa idea non vedo traccia nella proposta del governo, né nell’agenda dei leader locali e regionali coinvolti nella scelta.

Pubblicato su Il Giornale di Vicenza del 5 Agosto 2014 (© Il Giornale di Vicenza)

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