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05 Luglio 2014 ~ 0 Comments

CISA (Centro Internazionale di Studi di Architettura) e strategie culturali della città di Vicenza

Sul Centro Internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio si sta consumando uno scontro politico e culturale che sarebbe un errore sottovalutare. Il CISA è la più importante istituzione culturale della città: quella più legata all’identità storico-artistica di Vicenza e, allo stesso tempo, l’unica in grado di assumere un profilo davvero internazionale, facendo di Vicenza un nodo importante dei circuiti scientifici mondiali. L’accorato appello di Howard Burns per il rispetto dell’autonomia scientifica di questa istituzione (pubblicato sul GdV del 4 luglio) è da sottoscrivere in pieno. Anche per questo appare sconcertante la modalità con cui la politica locale è intervenuta sulla vicenda, esponendo una figura come Lino Dainese, uno degli imprenditori vicentini più noti e ammirati al mondo, ad una diatriba ben poco edificante.

 

Dainese

 

 

 

 

 

 

 

Tuttavia, se proviamo a guardare oltre le polemiche di bottega, sulla gestione del CISA si gioca una partita che riguarda anche le politiche culturali e le strategie di sviluppo della città. L’idea che da qualche tempo sta prendendo piede è che Vicenza debba superare la sua identità industriale, indirizzandosi verso un futuro di capitale del “turismo culturale”. Questa strategia emerge dall’impegno con cui si sta investendo sulla Basilica per mostre di grande richiamo, sugli interventi per accrescere l’accessibilità e la ricettività alberghiera del centro storico, sulle priorità del Comune in materia di spazi pubblici, tese a privilegiare il salotto buono della città a scapito di altre aree, funzioni e progetti. Per essere realizzata, tale strategia richiede il controllo unitario delle agenzie culturali – Teatro comunale, Olimpico, Basilica, CISA – che devono tutte convergere sull’obiettivo indicato dalla politica locale.

La domanda da porsi è se sia riducendo varietà e autonomia delle istituzioni culturali e puntando principalmente sulla cultura come spettacolo che Vicenza può valorizzare al meglio il proprio patrimonio artistico e le proprie capacità culturali.

Howard Burns in un saggio di qualche anno fa metteva bene in evidenza come la creatività di Andrea Palladio, proprio in quanto sviluppata all’interno di un distretto industriale ante litteram, abbia saputo trasformare Vicenza rinascimentale in un polo di eccellenza dell’innovazione urbanistica e architettonica. In altri termini, Vicenza è cresciuta fin dal ‘500 acquistando visibilità mondiale perché ha saputo combinare in modo originale creatività artistica e produzione industriale diffusa. Ancora di più oggi il legame fra cultura e industria può diventare uno straordinario motore di sviluppo, in particolare nel nuovo manifatturiero, dove creatività, design, autenticità artigiana possono combinarsi con gli sviluppi tecnologici più avanzati, diventando le leve di una crescita sostenibile e di qualità.

In questo senso, oltre a ribadire l’importanza dell’autonomia scientifica del CISA, ci chiediamo se non sia necessario che ognuno faccia un passo indietro, restituendo a Lino Dainese il rispetto e il consenso che merita. Dainese può infatti rappresentare quel ponte fra industria e cultura che può rilanciare Vicenza e il Cisa nei circuiti internazionali. Ma proprio per questo non possiamo permetterci di sacrificare questa nomina per uno scontro fra istituzioni locali.

 

Giancarlo Corò e Paolo Gurisatti

Pubblicato su Il Giornale di Vicenza del 5 Luglio 2014 (© Il Giornale di Vicenza)

 

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