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12 Giugno 2014 ~ 0 Comments

Paesaggio e progettazione dello sviluppo economico

Storie parallele di due città, Vicenza e Reggio Emilia. Un passato relativamente simile e un futuro tendenzialmente divergente. Sulla cui traiettoria pesano, in modo significativo, le decisioni degli amministratori locali.

Sia Vicenza che Reggio sono state la culla di una industria manifatturiera fatta di piccole imprese, soprattutto meccaniche, e di piccoli artigiani disponibili a lavorare come fornitori specializzati.

A metà degli anni ’70, a Reggio e Vicenza, c’erano più macchine a controllo numerico che alla FIAT. E si rilevavano, nell’industria meccanica, salari di fatto superiori a quelli pagati dalle grandi fabbriche sindacalizzate del Triangolo Industriale. In poco tempo le due città sono diventate il simbolo di un sistema industriale, competitivo e innovativo, emergente contro ogni teoria economica, capace di competere sul mercato internazionale.

Una rete di scantinati e poi di “capannoni” ha dimostrato di garantire livelli di reddito e di innovazione superiori a quelli delle grandi aziende manageriali, con economie di scala, dipartimenti di ricerca e sviluppo, reti commerciali ramificate e aggressive.

A distanza di anni Reggio Emilia e Vicenza si assomigliano ancora. Continuano ad essere la sede di industrie manifatturiere competitive e distretti che resistono alla crisi. Affrontano in modo simile anche fenomeni di spopolamento delle aree industriali, problemi di ri-generazione dei “capannoni”, che non sono più simbolo di innovazione e sviluppo futuro.

E tuttavia sembrano destinate a seguire strade diverse.

Reggio Emilia, sotto la spinta di Graziano Del Rio, Mauro Bonaretti e altri dirigenti oggi impegnati nella gestione del governo nazionale, ha deciso di insistere sull’identità industriale, investendo tutte le risorse disponibili nella realizzazione della stazione medio-padana e nella ri-generazione dell’area industriale, in cui sorgono stabilimenti simbolo della prima industrializzazione, come i capannoni delle ex-Officine Reggiane. In quei capannoni hanno sede oggi laboratori universitari, fab lab e altre iniziative legate alla manifattura digitale

Vicenza, sotto l’impulso di Achille Variati e di alti dirigenti dell’establishment cittadino, sembra incamminata sulla via della valorizzazione turistica della città, dell’investimento su infrastrutture della cultura e del tempo libero (come il teatro e gli eventi collegati, la basilica, il festival jazz, la fiera del lusso e del gioiello innovativo, il festival biblico…). Le attività produttive e gli investimenti sulle infrastrutture metropolitane restano fuori dal quadro.

Mercoledì 12 giugno il futuro del paesaggio industriale è stato al centro di un dibattito organizzato dall’Istituto per le Ricerche di Storia Sociale e Religiosa. Il confronto tra Vicenza e Reggio è aleggiato tra gli affreschi di Palazzo Bonin Longare, mentre esperti di economia, urbanistica e architettura si interrogavano sul paesaggio delle Venezie e sul futuro sviluppo del territorio (anche vicentino).

 

(Accedi al video del Comune di Reggio Emilia sul futuro dell’Area Nord)

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