Effetti collaterali dello scandalo Expo. Ulteriore imbarbarimento amministrativo?
Gli scandali di questi giorni rischiano di produrre effetti devastanti non solo sulla politica, sull’opinione pubblica, sull’umore degli italiani, ma anche e soprattutto sull’economia pubblica e sulla produttività quotidiana del nostro paese.
Mi soffermo su questo aspetto, senza entrare nello specifico della vicenda Expo, perché mi pare un aspetto importante, non sufficientemente considerato.
Episodi di corruzione, al crocevia tra politica e affari, tendono a innescare una spirale di risentimento che si traduce nella richiesta di un sempre maggiore accanimento burocratico. Ma è una spirale senza fine!
L’ideologia del sospetto, radicata nei nostri cuori, oltre che nel comportamento di molti lavoratori della pubblica amministrazione, è il nostro peggior nemico. Così come abbiamo progressivamente imparato ad accettare limiti alla nostra libertà personale, nei viaggi e negli aeroporti, in nome della lotta al terrorismo, stiamo imparando ad accettare una moltiplicazione iperbolica dei livelli di controllo della spesa pubblica. Pensiamo sia un antidoto naturale ai comportamenti scorretti. Lo strumento principe della lotta alla corruzione, agli sprechi e agli abusi nell’impiego delle risorse collettive. Ma è la strada sbagliata!
Siamo talmente convinti, tutti, che questo sia il modo giusto per tenere a bada la nostra indole da furbi, che rischiamo di farci male da soli. L’inasprimento burocratico sta già oggi soffocando la pubblica amministrazione e rischia di paralizzarla.
Penso di poter dire, senza tema di essere smentito, che l’idea stessa di continuare a rafforzare i controlli amministrativi venga vista oggi come un pericolo dalla maggioranza della popolazione. Non solo non risolve il problema, ma lo esaspera, concorrendo ad abbassare drammaticamente la produttività del sistema e a diffondere la sindrome del sospetto. Che rallenta e distorce le stesse attività produttive. Al contrario dobbiamo semplificare le gare di appalto e contemporaneamente incrementare la qualità e le competenze delle forze di polizia, che dimostrano di saper intercettare e documentare i comportamenti scorretti in modo sempre più tecnologicamente efficace. Basta così!
Questa volta cerchiamo di imboccare un’altra strada. Possiamo farlo, collettivamente, così come siamo riusciti a smettere di fumare. Possiamo innescare una nuova storia collettiva, che passi attraverso il riconoscimento del merito e della responsabilità. E’ il momento giusto di procedere con riforme che aumentino il grado di libertà degli amministratori e dei singoli cittadini. Non il contrario.
Pubblicato su Il Giornale di Vicenza del 17 Maggio 2014 (© Il Giornale di Vicenza)