Verso le elezioni, senza un’agenda italiana per l’Europa
Bisogna ringraziare Salvini e la Merkel, se il dibattito sull’Europa, ancorché dirottato su temi assurdi, è ancora vivo. Senza di loro la prossima tornata elettorale sarebbe passata sotto silenzio, con un elevatissimo numero di astensioni. Il fato vuole che le elezioni europee siano accoppiate, in Italia, a quelle amministrative. E questo costringe gli elettori a pensarci sopra. Ma continuano a mancare motivazioni e obiettivi seri, per votare alle europee.
In questa incertezza si inseriscono i guastatori di turno. Se gli elettori fossero chiamati a discutere solo di problemi locali per Grillo e Salvini sarebbe un disastro. Non porterebbero a casa un voto. Se invece riescono, come stanno facendo, a buttare tutto in cavalleria-televisione, anche la gente distratta sarà portata a prender posizione. Sui loro temi. Pro o contro l’Euro, pro o contro la tecnocrazia europea, la BCE e via discorrendo.
E’ un vero peccato, perché l’Europa merita di più. Costituisce ormai l’unica risorsa che possa darci una prospettiva di sviluppo. Così com’è, notoriamente, non è capace di raggiungere l’obiettivo. Ma non abbiamo alternative. Viviamo, nostro malgrado, in un mondo sempre più triste per i paesi occidentali. Circondati da paesi emergenti sempre più aggressivi.
Dopo secoli di colonizzazione, di fame e di miseria l’obiettivo di questi paesi non è più tanto il catch-up delle economie occidentali, ma soprattutto la costruzione di un sistema di regole globali a loro vantaggio.
Non a caso la Russia di Putin se la ride delle recenti sanzioni sul caso ucraino. Diserta volentieri il G8, proprio perché pensa, in futuro, di farcela da sola, senza piatire un posto di seconda fila nel club esclusivo degli occidentali.
L’Europa ha assicurato finora una migliore gestione dei conti pubblici, una bassa inflazione e tassi di interesse in calo. Deve aiutarci adesso a costruire un nuovo rapporto con il mondo esterno. Ma serve un’agenda riformista seria, che convinca e mobiliti la gente.
Un piano di investimenti più efficace dei fondi strutturali, un sistema amministrativo basato sul ruolo maggiore dei territori e dei sindaci invece dei governi nazionali e delle burocrazie ministeriali, una politica di cambio diversa dall’attuale.
L’Italia dovrebbe calcare la mano sul ruolo delle città e sul protagonismo dei territori. Le comunità locali sono il sale dell’Europa. Sono la nostra storia. Su questo è possibile mobilitare i cittadini ovunque. Dalla lega anseatica alle comunità spagnole. Un’idea di Europa delle città e delle comunità può aiutare a ritrovare l’entusiasmo e l’orgoglio che servono a reagire, da europei, alla crisi.
Pubblicato su Il Giornale di Vicenza del 1 Aprile 2014 (© Il Giornale di Vicenza)