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11 Marzo 2014 ~ 0 Comments

Il governo dei sindaci

Matteo Renzi, sindaco d’Italia, ha lanciato l’offensiva del fare. Domani abbasserà le tasse di 10 miliardi di Euro. Dice che questo è possibile, a differenza del passato, perché il governo attuale è fatto di sindaci. Vedremo se è vero. Ma, se fosse vero, il tratto caratteristico dell’attuale governo diventerebbe, più che la velocità, la capacità di sfruttare un ceppo di esperienza amministrativa che ha ancora valore in Italia. Gli unici effettivamente riformati, nella Seconda Repubblica, sono infatti i comuni.

In un paese vecchio, immobile, imbalsamato dai riti della burocrazia statale e di una classe parlamentare di nominati, spesso incompetenti, forse solo i sindaci sono in grado di produrre il miracolo di riattivare l’azione politica e l’economia. Lo ha ipotizzato anche Giancarlo Corò in un recente articolo su questo giornale.

Per fare le riforme, in fretta, servono competenze particolari: avere il polso della situazione sul territorio; conoscere la macchina pubblica nei dettagli, per impedire alle lobby tecnocratiche di fermare o addirittura rovesciare il senso delle decisioni assunte in sede politica; saper disegnare investimenti senza risorse, perché lo stato è sull’orlo della bancarotta e blocca le iniziative con il patto di stabilità. Queste competenze, molto particolari, sono più tipiche di un agente di sviluppo, che di un rappresentante del popolo. Ma sono indispensabili a un governo del fare. Un governo costituente ha bisogno di sindaci costituenti, attivi, competenti, ben distribuiti nel territorio.

Nel territorio si è già capito che non basta svolgere bene la funzione distributiva. Non basta coltivare relazioni con il sottogoverno per avere favori e leggine ad hoc (ad esempio quella per salvare Roma e Napoli). Non basta gestire le emergenze. Bisogna saper guardare lontano, pensare in grande.

Quando non ci sono quattrini bisogna saper mobilitare i cittadini, le imprese, le banche locali. Renzi ha ceduto quote delle utility per fare investimenti. Variati potrebbe fare altrettanto con le quote della fiera per creare a Vicenza un polo internazionale della meccatronica. In accordo con le imprese. Insistere sul principio keynesiano, secondo il quale è sufficiente aggiustare le buche nelle strade per sostenere l’economia, non solo non è più vero, ma è, anzi, dannoso.

 

Variati

Renzi

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Quanti sindaci di questo tipo abbiamo a disposizione? Quanti sindaci giovani, competenti, campioni del fare, quanti sindaci imprenditori?

Mi sembra una bella domanda. Una riflessione stimolante alla vigilia delle amministrative. Tutti sappiamo che l’ipotesi Renzi è l’ultima spiaggia. Comunque la pensiamo, è forse il caso di dargli una mano.

Pubblicato su Il Giornale di Vicenza dell’11 Marzo 2014 (© Il Giornale di Vicenza)

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