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24 Dicembre 2013 ~ 0 Comments

Cincinnato alla guida dello sviluppo

Il nome di Matteo Marzotto è una garanzia. Perché rappresenta un brand vicentino noto nel mondo. Perché è bene introdotto negli ambienti della moda e del turismo, utili alla fiera. Perché risolve l’impasse in cui si trovano le categorie economiche e gli enti pubblici locali, in materia di rappresentanza del nostro territorio. Riuscirà Matteo nell’ardua impresa di dare una scossa al modello vicentino? Riuscirà a interpretare la voglia di riscossa e innovazione che cresce prorompente tra le imprese e i cittadini produttivi della provincia?

Matteo Marzotto

 

 

 

 

 

 

 

La domanda è lecita, visto il crescente numero di incarichi che Marzotto sta assumendo all’interno di istituzioni critiche per lo sviluppo locale. CUOA e Fiera sono entrambe piattaforme cognitive alla ricerca di un ruolo più incisivo, di trovare una funzione ponte tra le risorse vicentine e i circuiti globali della conoscenza e del commercio.

C’è un precedente importante di cui Marzotto deve tener conto. Vittorio Mincato, prima di lui, ha assunto un ruolo analogo di salvatore della patria, dittatore benevolo e super partes, con il compito di imporre una strategia ai rappresentanti locali dell’industria in disaccordo. Ma non ce l’ha fatta.

Danilo Longhi, altro Cincinnato illustre, c’è riuscito solo in tempi in cui il modello vicentino tirava alla grande e macinava risultati record in termini di produttività e innovazione. All’epoca bastava poco per rappresentare bene, all’esterno, l’identità galoppante dell’industria vicentina.

Vittorio Mincato non è riuscito a proporre una nuova strategia al tessuto economico della provincia nel momento della crisi. Ha avuto il merito indiscusso di rimettere i conti a posto ma, nel tempo dei social network, del commercio elettronico e della manifattura digitale, è scivolato sui vecchi slogan. Ha ri-proposto il modello consumato di una grande impresa fuori dal tempo e di infrastrutture logistiche obsolete (sbocco a Nord e stazione dell’Alta Velocità), inadatte a promuovere un futuro metropolitano per Vicenza. Alla fine non sarà ricordato come un grande vicentino innovatore.

Matteo Marzotto ha l’opportunità oggi di rovesciare questa situazione, sfruttando il credito accumulato finora, grazie alla propria esperienza familiare. Deve però mettere a punto un progetto convincente, coinvolgere le componenti più innovative del sistema provinciale, indicare una direzione efficace e percorribile da subito, insistere su piattaforme tecnologiche che colleghino davvero il nostro territorio alle reti globali emergenti.

Se si limiterà a galleggiare su improbabili equilibri locali, per ottenere il consenso di una classe dirigente a fine corsa, difficilmente riuscirà nell’impresa di legare il proprio nome ad una nuova fase dello sviluppo vicentino.

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