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23 Ottobre 2013 ~ 0 Comments

Come riattivare il circuito risparmio-investimento

C’era una volta il risparmio. Le famiglie erano abituate a far musina, prima di comprare un’auto, il corredo per la sposa, un macchinario per l’azienda. E i conti erano in ordine. Poi sono arrivate le banche, i mutui per la casa, il credito agli acquisti. La propensione al risparmio è crollata dal 24% del reddito disponibile del 1991 a meno del 12% nel 2011. Oggi è attorno al 9.3%.

Diceva Keynes che prima viene la spesa e poi torna il risparmio. Prima si compra (a credito) e poi si genera il valore che consente di ripagare il conto. Ma il risparmio keynesiano, ex post, si forma solo se la produttività cresce. Se le famiglie, le imprese e lo Stato fanno buoni investimenti. Solo così la ricchezza nazionale arriva a essere 8 volte il reddito disponibile, come è oggi in Italia, 5 volte in Germania e 7 in Francia.

Se invece le famiglie, lo Stato e pure le imprese fanno cattivi affari o peggio si indebitano per spesa corrente, allora finisce male. Si distrugge reddito e risparmio in un colpo solo. E questo, purtroppo, è successo negli anni prima della crisi e torna a succedere oggi, nel presente tremendo 2013. Sono vent’anni che la produttività non cresce e il risparmio cade.

Il sondaggio Demos dice che oggi il 28 % delle famiglie resta a galla riducendo i depositi o aumentando il fido, il 57% tira avanti senza risparmiare e solo il 15% riesce a fare economia. Due anni fa, a fare economia erano il doppio, più del 30% del totale.

C’entra la crisi? Certo che c’entra! Ma c’e anche qualcos’altro che ci rode dall’interno. E non è l’Euro, la Germania o il “patto di stabilità”. E’ il fatto che abbiamo smesso di investire. Abbiamo smesso di tenere alto il rapporto tra produttività e risparmio. Scaricando su altri responsabilità che sono tutte nostre.

Perché accettiamo una spesa altamente inefficiente? Non solo all’interno dello Stato, ma anche nelle famiglie e in molte imprese (Alitalia?). Così perdiamo capacità di fare economia.

Ecco perché il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, ci ha rimproverato duramente: “Stiamo perdendo la capacità di crescere!

Ignazio Visco

 

 

 

 

 

 

Dobbiamo invertire la tendenza. Oppure, questa volta, finisce male veramente. Dobbiamo re-imparare a risparmiare. Uno studio della Banca d’Italia, di Laura Battiloro e Cristiana Rampazzi, mostra che i giovani sono ricacciati indietro, sempre più distanti dai loro genitori, in termini di reddito e ricchezza accumulata. Schiacciati da una spesa che hanno solo ereditata. Non possiamo stare fermi.

Dobbiamo tornare a far musina. Non contro la logica di Keynes. Ma per riappropriarci del controllo della spesa. Dobbiamo tornare a ragionare come nel dopoguerra, quando eravamo più poveri, più giovani, ma gestivamo i conti e guardavamo avanti.

Pubblicato su Il Gazzettino del 22 Ottobre 2013 (© Il Gazzettino)

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